
Enel, a Cancello ed Arnone via all’impianto solare che convive con la villa romana
Far convivere un impianto per la produzione di energia solare con un’area archeologica e con una zona a verde attrezzato non è cosa che capita spesso. E’ stato possibile, invece, a Cancello ed Arnone, comune di 5. 729 abitanti della provincia di Caserta, dove Enel qualche anno fa è sbarcata con il progetto di un mega impianto per la produzione di energia da fonti alternative.
Il progetto, che rientra nella strategia di Gruppo di contribuire alla graduale decarbonizzazione, riguarda la realizzazione di un Parco solare dalla potenza complessiva di 13,5 MWp, che conta su oltre 24mila pannelli bifacciali: moduli efficienti perché in grado di catturare l’energia solare da entrambi i lati. E’ previsto dal Piano Strategico 2025-2027 che destina all’Italia investimenti per 22 miliardi, di cui circa 4 miliardi su rinnovabili.
Il progetto è partito nel 2020 e, recentemente, il Parco ha raggiunto la piena operatività: produce infatti energia per un ammontare annuo di circa 25 GWh con un corrispettivo, in termini di risparmio di emissioni inquinanti, di circa 10mila tonnellate di CO2. L’impianto è pronto per soddisfare il fabbisogno energetico di circa 9mila famiglie.
Ma la realizzazione dell’opera non ha avuto sempre vita facile. Durante i lavori cosidetti di archeologia preventiva, condotti sull’area interessata in stretto coordinamento con la direzione scientifica della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Caserta e Benevento, gli archeologi della divisione Enel hanno trovato dapprima qualche reperto archeologico per poi imbattersi una villa romana antica.
Che fare? Come conciliare il progetto innovativo con la tutela e la riscoperta delle tracce del passato? Di solito, in Italia, circostanze di questo tipo inducono a bloccare i lavori, abbandonare i luoghi, rinviando a tempi “migliori” sia la costruzione delle nuove opere, sia la riscoperta di quelle antiche. A Cancello ed Arnone, per una volta Enel è riuscita ad andare avanti su entrambi i fronti. Perimetrata l’area del sito archeologico e ricavato un corridoio di sicurezza intorno per complessivi 1500 metri, la Soprintendeza ha dato il via libera alla coesistenza dei due impianti, l’uno accanto all’altro.
Fonte: Il Sole 24 Ore