
Energia per l’Intelligenza artificale: Google punta sul nucleare per le emissioni zero
Google alza l’asticella della corsa all’energia per l’intelligenza artificiale (IA). Il colosso di Mountain View ha annunciato un accordo con la Tennessee Valley Authority (TVA) per acquistare elettricità da “Hermes 2”, un reattore nucleare avanzato sviluppato dalla startup californiana Kairos Power. L’impianto sorgerà a Oak Ridge, in Tennessee, uno dei luoghi simbolo del “Manhattan Project” – il programma segreto Usa della Seconda guerra mondiale che, tra il 1942 e il 1945, portò allo sviluppo delle prime bombe atomiche, poi sganciate sulle città giapponesi Hiroshima e Nagasaki – e che oggi si candida a diventare il polo della rinascita nucleare americana. L’entrata in funzione è prevista per il 2030 e l’impianto fornirà circa 50 megawatt di potenza, destinata in parte ad alimentare i data center di Google in Tennessee e Alabama.
Big G non è certo la prima azienda tecnologica a interessarsi al settore. Per esempio, Sam Altman, co-fondatore e Ceo di OpenAI, tramite Oklo – di cui è presidente – ha già avviato un percorso per costruire mini-reattori modulari. Oklo però è una startup privata e non c’è ancora un PPA (power purchase agreement) operativo con una grande utility come quello firmato da Google. Oppure pensiamo a Microsoft, che sta investendo in energia nucleare avanzata, soprattutto nei contratti per alimentare i data center, ma che finora ha puntato di più su progetti in fase di sviluppo, senza annunciare partnership già così concrete su reattori di quarta generazione. O anche ad Amazon Web Services (AWS), che ha investito molto in rinnovabili e in ricerca sull’idrogeno ma non si è (ancora) esposta direttamente sul nucleare. Insomma, Google non è la prima ad aver pensato al nucleare avanzato, ma è di certo il primo colosso digitale a mettere nero su bianco un accordo concreto con utility e startup per un impianto di nuova generazione.
La scelta della multinazionale californiana non è casuale: l’espansione dell’intelligenza artificiale e dei servizi cloud ha fatto esplodere i consumi elettrici delle grandi aziende tecnologiche, che cercano fonti stabili e prive di CO2 per raggiungere i propri obiettivi climatici. Le energie rinnovabili restano fondamentali, ma da sole non bastano a garantire continuità 24 ore su 24. Il nucleare, nonostante le polemiche e le difficoltà del passato, torna quindi al centro della strategia energetica.
“Hermes 2”, in particolare, rappresenta un salto di qualità rispetto ai vecchi impianti. Invece di utilizzare acqua come refrigerante, il reattore impiega sali fusi fluorurati, una tecnologia nota con la sigla FHR (Fluoride-salt–cooled High-temperature Reactor). Una soluzione che consente di operare a pressione molto più bassa perché i sali fusi hanno un punto di ebollizione molto più alto dell’acqua. Tradotto, minori rischi di incidenti e strutture di contenimento più semplici e meno costose rispetto ai grandi reattori tradizionali, che spesso richiedono decenni e investimenti colossali per essere completati.
Il progetto di Oak Ridge è anche un banco di prova per un nuovo modello di finanziamento e gestione. Negli Stati Uniti, infatti, la costruzione di nuove centrali è quasi ferma da anni: gli ultimi due reattori completati, quelli di Vogtle in Georgia, hanno accumulato ritardi di sette anni e costi superiori di oltre 18 miliardi di dollari rispetto alle previsioni. Con “Hermes 2” si sperimenta un approccio diverso: saranno Google e Kairos Power ad assumersi i rischi finanziari del primo impianto, mentre la TVA garantirà l’acquisto dell’energia prodotta. In questo modo, i costi e le incognite non ricadranno sui cittadini-consumatori.
Fonte: Il Sole 24 Ore