Enti locali, una tantum da 2.500 euro con il doppio rinnovo del contratto
«Sui contratti del pubblico impiego abbiamo recuperato un arretrato pazzesco», ha rivendicato mercoledì al Senato il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti chiedendo alle imprese di «fare la loro parte». In effetti, negli ultimi due anni la corsa della Pa per allineare il calendario contrattuale a quello reale è stata serrata. Ma non è finita. E attende nelle prossime settimane due passaggi cruciali.
Doppio passaggio
Il primo è già fissato al 4 novembre, e ha un’apparenza burocratica ma una forte ricaduta sostanziale: quel giorno si dovrebbe chiudere l’iter per la certificazione della nuova rappresentatività delle sigle sindacali nei diversi comparti, passaggio indispensabile ad aprire la tornata contrattuale 2025/27 che ha già individuato sia le risorse (nella legge di bilancio dello scorso anno) sia le regole d’ingaggio con la direttiva generale firmata dal ministro per la Pa Paolo Zangrillo.
Ma per una sorta di effetto a catena, la prospettiva concreta di iniziare a breve le trattative sul nuovo triennio può incidere anche sui due tavoli che non hanno ancora chiuso l’accordo sul 2022/2024: si tratta di Istruzione e ricerca e delle Funzioni locali, cioè Regioni, Province, Città, Comuni e Camere di commercio. In tutto, abbracciano più di un milione e mezzo di dipendenti.
Il domino è nei numeri mossi dall’incrocio fra i due trienni. Per capirlo è sufficiente dare uno sguardo al comparto più critico, quello degli enti locali, dove la strada verso il rinnovo è stata finora chiusa dal «no» di Cgil e Uil, che qui da sole hanno la maggioranza. L’opposizione all’accordo è stata motivata prima di tutto dall’insufficienza delle risorse, che offrono un aumento del 6% contro il 14% abbondante registrato dall’inflazione del triennio. Un recupero integrale dell’impennata dei prezzi è improponibile (sarebbe costato quasi 32 miliardi di euro per tutta la Pa), e le richieste sindacali si sono concentrate sull’idea di anticipare sul 2022/24 una quota di risorse stanziate per il triennio successivo. L’ipotesi incontra grossi ostacoli sul terreno contabile, ma il passare del tempo la rende sempre più concreta sul terreno della realtà.
L’effetto in busta paga
Due conti basati sugli incrementi percentuali già previsti per ciascun anno indicano che una firma ravvicinata nei prossimi mesi dei contratti 2022/24 e 2025/27 porterebbe nelle buste paga dei dipendenti di Regioni ed enti locali un’una tantum da 2.500 euro come arretrati, e un aumento mensile intorno ai 190 euro da quest’anno, per salire verso i 230 il prossimo e i 280 euro a regime dal 2027.
Il tema è sul tavolo del confronto fra Governo e sindacati. E una nuova prova di dialogo è andata in scena ieri nell’incontro fra il ministro Zangrillo e il segretario generale della Uil Pierpaolo Bombardieri all’inaugurazione della scuola di Alta formazione per i dirigenti sindacali creata dalla Uil Fpl guidata da Rita Longobardi. Il contratto ha «uno stanziamento importante, che in altri tempi non c’è stato- ha riconosciuto Bombardieri –, ma serve uno sforzo in più: prendiamo tutte le risorse che sono già previste fino al 2027 e domani mattina firmiamo i contratti». L’anticipo totale o parziale, come accennato sopra, è complicato, soprattutto ora che ogni rigo dei conti pubblici è teso nello sforzo verso il 3% di deficit/Pil; ma il passare delle settimane può aiutare ad accorciare le distanze fra le due tornate. «Spero che si possa trovare una soluzione condivisa da tutti», ha rilanciato Zangrillo.
L’aiuto alle amministrazioni in difficoltà
Nel conto può entrare anche il «fondo di perequazione» proposto da Zangrillo a Giorgetti in vista della manovra per consentire agli enti in difficoltà economica di rinforzare il salario accessorio com’è stato consentito dall’ultimo decreto sulla Pa (il Dl 25/2025) alle amministrazioni in salute. Il fondo, con 100-150 milioni di dotazione iniziale nelle ipotesi di Funzione pubblica, per diventare realtà deve ancora superare i filtri che dovranno selezionare le proposte da inserire in legge di bilancio in base ai margini finanziari destinati a prendere forma nei prossimi giorni. Ma rappresenterebbe altro olio negli ingranaggi dei negoziati sul contratto.
Fonte: Il Sole 24 Ore