
Epatite virale: l’infezione può essere curata ma servono diagnosi diffuse e tempestive
Ogni anno, oltre 1,3 milioni di persone nel mondo muoiono a causa delle complicanze legate all’epatite virale. Eppure, gran parte di queste infezioni può essere prevenuta, diagnosticata e trattata con strumenti già disponibili. È questa la sfida che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha voluto rilanciare in occasione della Giornata Mondiale dell’Epatite 2025, ribadendo l’obiettivo dell’eliminazione dell’epatite B e C entro il 2030 attraverso strategie fondate su prevenzione, accesso alle terapie e, soprattutto, attività diagnostiche diffuse e tempestive.
Le epatiti virali costituiscono un carico sanitario, sociale ed economico ancora largamente sottostimato. Secondo i dati OMS aggiornati al 2022, sono 304 milioni le persone che vivono con epatite cronica da HBV e HCV, ma solo una piccola parte – 7 milioni per HBV e 12,5 milioni per HCV – ha accesso a trattamenti. Questo squilibrio tra prevalenza e presa in carico evidenzia un nodo cruciale: la diagnosi. Senza test accessibili, aggiornati e integrati nei percorsi di cura, è impossibile avviare terapie in grado di cambiare radicalmente la storia naturale della malattia.
Sono cinque i virus epatici identificati
Oggi sono identificati cinque virus epatitici – A, B, C, D, E – responsabili di infezioni a carico del fegato che, in assenza di intervento, possono evolvere in forme gravi come la cirrosi o l’epatocarcinoma. Per alcune forme, come l’epatite A e B, la prevenzione vaccinale rappresenta un presidio efficace e consolidato. Per l’epatite C, le terapie attuali offrono un’opportunità unica: l’eradicazione completa del virus.
Nel contesto attuale, è un dovere civico – oltre che deontologico e morale – mettere in campo tutte le risorse disponibili per contenere la diffusione di queste infezioni. Oggi abbiamo a disposizione mezzi diagnostici avanzati e trattamenti altamente efficaci. Ma affinché questi strumenti siano realmente incisivi, è essenziale che le istituzioni sanitarie, i professionisti e la popolazione condividano una piena consapevolezza del problema.
L’infezione può essere asintomatica
Un’attenzione particolare va rivolta a quelle persone che sviluppano l’infezione in modo del tutto inconsapevole, magari asintomaticamente, e che possono rappresentare un potenziale veicolo di trasmissione. La sensibilizzazione resta quindi una leva fondamentale: l’alfabetizzazione sanitaria sulle epatiti virali deve essere promossa su larga scala, attraverso campagne informative capillari e programmi di screening che raggiungano anche le fasce più vulnerabili della popolazione.
Fonte: Il Sole 24 Ore