Escher: una grande mostra per il genio di distorsione prospettica e paradosso
Misterioso, quasi misterico, la grande sua poetica come sfida a se stesso e al canone. Con il Sonnet en X, Stephane Mallarmé in “Un coup de dés jamais n’abolira le Hasard” introduce a fin li inusitate vette la sua arte, sperimentando al contempo forme e strutture che avrebbero connotato per sempre il verso libero. E così visitando la mostra, e che mostra, dedicata dal milanese Mudec a Maurits Cornelis Escher, ho ripensato al grande e complesso poeta francese. Perché forme, struttura, visione, contaminazioni e sperimentazione entrano in gioco, nel meraviglioso gioco, di questo artista, come a suo tempo fu anche per il sommo simbolista. Perché anche Escher fu di tutta evidenza artista ben oltre gli schemi, capace di rivisitare l’arte islamica, segnata dall’iconoclastia figurativa, trovando nella matematica e nella cristallografia come nelle scienze esatte, nella geometria prospettica e financo nell’illusione ottica materia da riplasmare a piacimento secondo le difficili linee dell’arte incisoria e di una poetica personalissima.
Federico Giudiceandrea, coordinatore del comitato scientifico della mostra
Spiega Federico Giudiceandrea, coordinatore del comitato scientifico della mostra come il viaggio a Granada con “L’Alhambra sia considerato uno spartiacque nella vita artistica di Escher, una specie di rivelazione. Lì proprio Escher rimase incantato dalla tecnica che usavano gli arabi per abbellire i loro palazzi, non potendo raffigurare le figure umane, le figure animate, usavano motivi geometrici, e proprio nell’intento di riempire comunque le loro pareti, questi artisti tassellavano il piano. Escher riempie un intero taccuino con i disegni fatti all’Alhambra, tornato in Olanda, suo fratello, che era professore di geologia all’Università di Leida, un cristallografo, gli rivela che in realtà queste tecniche sono studiate dai matematici e che c’erano stati degli eminenti cristallografi matematici che hanno dimostrato che il modo per tassellare il piano era possibile soltanto in 17 diversi modi. Escher, affascinato anche da questo aspetto matematico che l’arte islamica aveva in sé, inizia a sperimentare, a fare questi disegni, ma a differenza degli arabi, invece di usare elementi geometrici, si cimenta con figure animate, con pesci, con uccelli. Ed è una tecnica difficilissima, perché ogni tratto ha due significati: la parte inferiore dell’uccello è al contempo la parte superiore del pesce (come in “Divisione regolare del piano con uccelli e pesci”, matita colorata, del 1938, ndr) e questo è proprio un forte vincolo che Escher si dà nel fare questi disegni, un poco come avviene nella poesia, c’è la rima o in musica i canoni dell’armonia. Un forte vincolo che provando e riprovando fa nascere la sua arte», continua Giudiceandrea.
Professore senta, parlando dell’arte di Escher, sono due gli elementi fondamentali che lei ha evidenziato. Sicuramente l’horror vacui e quello anche dei vincoli che questo artista si pone e si auto pone nella sua poetica. Vogliamo spiegarli?
«Nel fare l’artista grafico e l’incisore Esher si impone un fortissimo vincolo; lui usa soltanto il segno puro, non incrocia mai le linee.
Non è che imita quello che è la pittura, lui proprio usa l’arte grafica in maniera assolutamente pura facendo soltanto linee e soltanto lo spessore di queste linee fa risaltare la figura e questo è un altro fortissimo vincolo che Escher sperimenta già dall’inizio quando era in Italia cioè tutti i paesaggi italiani sono fatti con questa tecnica».
Fonte: Il Sole 24 Ore