Esplorare l’Oasi Zegna seguendo le orme del viandante solitario

Esplorare l’Oasi Zegna seguendo le orme del viandante solitario

Tutto è iniziato da un amore verso la natura e soprattutto da una visione filantropica dell’ambiente e della società. Si racconta che l’imprenditore Ermenegildo Zegna amasse camminare e nelle fredde primavere andasse in cerca dei fiori che sbocciavano di primo mattino. Quando vedeva operai all’opera per oltre 12 ore senza alzarsi dalle macchine, se ne doleva. Grazie a Ermenegildo Zegna Trivero, piccolo paese tra le alpi biellesi, sconosciuto ai più, divenne uno dei centri mondiali del tessile di lusso e l’omonimo gruppo ha chiuso il primo semestre 2025 con ricavi a 928 milioni. Ma non è meno importante ciò che Zegna realizzò investendo nella sua comunità, costruendo scuole e ospedali e avviando un massiccio piano di riforestazione. Nel 1938 si dette il via a una strada per permettere ai locali di avere accesso e vivere la montagna e la natura sopra Trivero. Un benessere che Ermenegildo Zegna percepiva per se e che desiderava anche per i suoi dipendenti. È da questa visione che nacque il progetto della Panoramica Zegna, destinata a trasformare gli impervi paesaggi montuosi in un patrimonio accessibile e godibile per chiunque. Da non perdere in primavera la Conca dei Rododendri: ci si immerge in una tavolozza di colori di straordinaria bellezza, frutto della piantumazione di oltre 500mila conifere e di centinaia di azalee, dalie, ortensie ma soprattutto di rododendri, provenienti principalmente dai vivai del Belgio. La scelta di costruire una delle prime strade con chiari fini turistici e di promozione del territorio volle dire sottrarre all’isolamento i poveri siti montani, collegati spesso solo dai rozzi sentieri aperti dalla transumanza e permise di attingere in maniera sostenibile alle potenzialità turistiche di certi luoghi ancora vergini. Quella scelta permise soprattutto di lasciare un’eredità visibile (100 km di natura tutelata) alle nuove generazioni.

Un ecosistema rigenerato

Gli eredi hanno proseguito in questo progetto e nel 1993 nacque l ’Oasi Zegna che si estende per 100 km² e ha ricevuto il patrocinio del Fai (Fondo per l’ambiente italiano) e la certificazione Fsc per la gestione forestale sostenibile. È uno dei pochi esempi italiani di ecosistema rigenerato grazie a un progetto industriale che ha saputo guardare oltre la produzione per abbracciare l’intero territorio. La montagna dell’Oasi Zegna non ha nulla a che vedere con certe trasformazioni a cui purtroppo assistiamo sempre più spesso sulle Alpi: non ci sono alberghi di design, ristoranti in quota che propongono pesce che arriva da lontano, sistemi di innevamento ultra moderni, sentieri super organizzati. È una montagna che ha conservato il suo aspetto originario ed è fiera di questo, in sintonia con il territorio dove si può contare sull’ospitalità in piccoli alberghi e locande, fare attività slow (passeggiare, andare in bicicletta, godersi il panorama) e dove, quando arriva la neve, si riesce a sciare e ciaspolare. La cucina è rustica e rigorosamente a km zero.

Il nuovo itinerario

A quasi 100 anni dall’avvio della Panoramica, da qualche settimana è arrivato il Cammino di Ermenegildo, un trekking ad anello lungo 51 km, suddiviso in tre tappe e pensato per camminatori di livello intermedio. Parte da Trivero Valdilana, sede storica del Lanificio Zegna, e si snoda verso il Bocchetto Sessera, passando per paesaggi incontaminati, faglie geologiche, siti minerari dismessi e locande che raccontano storie di montagna e di comunità. La seconda tappa attraversa la selvaggia Valsessera, cuore dell’Oasi Zegna, la terza chiude l’anello con un rientro panoramico tra vecchie mulattiere e boschi rigenerati. Il Cammino è un vero racconto a piedi, sulle orme del “viandante solitario” attraversa un paesaggio vissuto, risultato di un progetto avviato quasi un secolo fa e più che mai vivo, orientato alla sostenibilità e al benessere collettivo.

Fonte: Il Sole 24 Ore