Estate da record al traino della domanda interna (+21%). Pesa l’assenza dei turisti stranieri

Una stagione trainata dalla domanda interna ma manca l’aggancio con i livelli pre pandemia. Secondo le rilevazioni di Assoturismo – Cst tra giugno e agosto il sistema ricettivo italiano ha registrato l’arrivo di oltre 22 milioni di turisti per 140 milioni di pernottamenti, in crescita del 21% sul 2020. A trainare la domanda gli italiani – 105 milioni di pernottamenti, il 19,6% in più rispetto allo scorso anno – e tornano anche gli stranieri: in totale si stimano 35 milioni di pernottamenti di stranieri, in aumento del 25% sul 2020 ma ancora lontani dai 100 milioni del 2019. La ripresa esclude il turismo organizzato e non basta alle città d’arte: mancano 10 milioni di presenze.

L’assenza del turismo extra Ue

In altre parole l’incoming continua a soffrire per l’assenza di quasi i due terzi degli ospiti esteri provenienti da Usa, Russia ed estremo oriente, clientela con ottime capacità di spesa che affolla gli hotel a 4 e 5 stelle. È quanto emerge dall’indagine campionaria realizzata dal Centro Studi Turistici di Firenze per Assoturismo Confesercenti interpellando 2.085 imprese ricettive italiane. In tutti i casi anche considerando gli italiani, pure le presenze complessive rimangono comunque ancora ben al di sotto dei livelli pre-Covid: -34% rispetto all’estate 2019. A fare la differenza ancora una volta è la “quasi” totale assenza della domanda extraeuropea – che nel 2019 valeva quasi 18 milioni di pernottamenti -, a cui si sono aggiunti i risultati al di sotto delle aspettative registrati dalle imprese ricettive nel mese di giugno e nei primi giorni di luglio.

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Male il turismo organizzato

Le presenze invece crescono del 21,9% nel comparto alberghiero e del 19,9% nell’extralberghiero. Essenzialmente un flusso di domanda auto organizzata che ha scelto i servizi mediante canali diretti con i fornitori. E infatti, purtroppo, rimane la crisi del turismo organizzato – dalle agenzie di viaggio ai tour operator – settore che non ha registrato l’effetto positivo della domanda interna, ormai completamente disintermediata e orientata ai portali internazionali di prenotazione.

Ripartono le città d’arte

Le località marine e della montagna, che nell’estate 2020 avevano registrato un discreto recupero dei mercati, nel trimestre appena concluso hanno registrato valori di crescita più contenuti, rispettivamente +19% e +13,1%. Una crescita più sostenuta è stata dichiarata dalle imprese turistiche delle località dei laghi (+29%), ma recuperano anche le località termali (+27,4%), che nell’estate 2020 soffrirono particolarmente il calo della domanda. Rimbalzo anche per le città d’arte (+25,4%) ma – nonostante i discreti risultati del periodo – queste continuano a misurarsi con le complessità del mercato e le stime indicherebbero un differenziale di circa 10 milioni di pernottamenti in meno rispetto all’estate 2019.

Si spera in settembre

Archiviata agosto le aspettative delle imprese sono rivolte al prolungamento della stagione anche nel mese di settembre. Il 46% del campione ha segnalato un flusso di prenotazioni sempre più consistente che dovrebbe contribuire a migliorare i tassi di occupazione, rispetto ai dati dello scorso anno. In base alle indicazioni ricevute la variazione attesa per settembre è stimata al +10%. Le segnalazioni più ottimiste giungono dalle imprese delle città d’arte (+14%) e delle località dei laghi (+12,6%). Le località marine e della montagna riducono le aspettative rispettivamente al +7,9% e al +5%. In valori assoluti, la variazione attesa per settembre 2021, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, è di oltre 3 milioni di pernottamenti in più, per un totale di 33,6 milioni. Invece, le previsioni sull’ultimo periodo del 2021 confermano la situazione di incertezza in cui operano le imprese del settore: il 48% del campione non ha elementi sufficienti per poter formulare delle ipotesi sui comportamenti della domanda turistica. Solo il 18,4% del campione ha segnalato un trend di aumento dei flussi, mentre il 10% dei rispondenti è convinto di dover registrare ancora valori di flessione.

Fonte: Il Sole 24 Ore