Estate, il business dell’aperitivo trainato dagli analcolici: in Italia vale 4,5 miliardi

Estate, il business dell’aperitivo trainato dagli analcolici: in Italia vale 4,5 miliardi

Il mercato degli aperitivi in Italia continua a dimostrarsi un settore solido e in crescita, ma anche in trasformazione verso un’esperienza gastronomica completa, dove il cibo diventa protagonista al pari del drink.

Secondo i dati della ricerca Cga by Niq presentata al “World aperitivo day”, il giro d’affari dell’aperitivo vale in Italia 4,5 miliardi di euro, evidenziando come questo rituale rappresenti ormai molto più di una semplice abitudine sociale.

L’analisi del consumo domestico rivela numeri interessanti: nella grande distribuzione organizzata, aperitivi classici e Vermouth raggiungono un fatturato di 200 milioni di euro, registrando rispettivamente un calo dello 0,5% e del 5,2% rispetto al 2024. Compensano questa flessione gli spumanti, gin e ready-to-drink che crescono del 4,2% in valore, toccando quota 813 milioni di euro. La crescita del segmento no e low alcol, però, è la tendenza più significativa del mercato. Il 61% dei consumatori ha optato per un aperitivo analcolico negli ultimi tre mesi, con il 15% che lo fa in via esclusiva. Questo cambiamento di paradigma sta spingendo le aziende a investire in proposte innovative: si registra un’espansione dell’offerta beverage verso birre e vini 0% alcol, mocktail (bevanda analcolica che imita l’aspetto e il gusto di un cocktail tradizionale, senza l’uso di alcol, ndr) e ready-to-drink analcolici o a bassa gradazione alcolica, tutte proposte particolarmente apprezzate dalla Gen Z.

Anche dal punto di vista del consumatore finale emerge un quadro di fedeltà consolidata a questo rito tutto italiano: il 37% della popolazione ha consumato almeno un aperitivo negli ultimi tre mesi, con una crescita di un punto percentuale rispetto al 2023. Uno su due (51%) acquista prodotti per oltre 50 euro l’anno destinati all’aperitivo fatto in casa, confermando l’emergere di una categoria di consumatori sempre più attenti e sofisticati. Questa tendenza si traduce in una domanda più esigente in termini di qualità, prestando attenzione al km 0, alle certificazioni Dop, alla valorizzazione del territorio e alla cura nella preparazione che parte dalle materie prime.

Fonte: Il Sole 24 Ore