Eurallumina, operai in protesta sul silo: «Sbloccare le risorse per rilancio fabbrica»
L’attesa è finita. Asserragliati a 45 metri di altezza sul silo per chiedere l’intervento del ministero e sbloccare le procedure per il rilancio dell’Eurallumina. Ossia, l’azienda controllata dalla russa Rusal che nel polo industriale di Portovesme produceva allumina dalla lavorazione della bauxite sino al 2009, e ora ha un piano di rilancio da 300 milioni ma, deve fare i conti con i blocchi delle azioni e risorse economiche previste dalle procedure sanzionatorie attivate contro la Russia.
Il documento dei lavoratori
«Nonostante gli obiettivi già raggiunti ultimo in ordine di tempo l’emanazione del nuovo Dpcm Energia Sardegna, permane ad oggi un ultimo, decisivo ostacolo alla possibilità che Rusal ed Eurallumina possano dare avvio agli investimenti previsti (oltre 300 milioni di euro) – si legge in un documento firmato dai delegati della Rsa di fabbrica e dall’assemblea dei lavoratori -. La mancata revoca delle sanzioni patrimoniali disposte dal Comitato di Sicurezza Finanziaria nei confronti di Eurallumina, originata dalla nota vicenda riconducibile indirettamente a un azionista del gruppo Uc Rusal».
Non solo, il documento prosegue sottolineando che «il provvedimento sanzionatorio, notificato l’8 maggio 2023, ha comportato l’affidamento all’Agenzia del Demanio della custodia e gestione dello stabilimento». Nel documento viene contestata anche una «disparità di trattamento applicata all’Eurallumina rispetto ad altre aziende europee consociate della stessa Uc Rusal (in Svezia, Germania, Irlanda), dove i rispettivi governi, pur aderendo al regime sanzionatorio, hanno scelto di tutelare le imprese ritenute strategiche, mantenendole operative».
20 milioni l’anno di gestione
C’è poi un altro aspetto e riguarda la gestione finanziaria dello stabilimento che costa circa 20 milioni l’anno. «Sino a settembre 2025 è stata sostenuta dalla proprietà – scrivono i delegati – mentre la normativa prevederebbe la gestione, anche finanziaria, da parte del C.S.F. tramite l’Agenzia del Demanio con fondi ministeriali». A far esplodere la protesta è la mancata risposta da parte delle istituzioni in merito alla richiesta dell’azienda di «ottenere certezza sullo stanziamento dei fondi necessari alla gestione». Oggi, «vista l’assoluta incertezza del quadro e la gravità delle conseguenze imminenti, abbiamo ritenuto necessario convocare per la giornata odierna, presso i cancelli dello stabilimento, l’Assemblea Generale delle lavoratrici e dei lavoratori».
Il blitz sul silo a 45 metri
Quindi la decisione di attivare il presidio fisico sul silo numero 3 a 45 metri di altezza e la richiesta al Mimit, Csf e Mef, oltre che presidenza del Consiglio per un «intervento immediato per «stanziare i fondi necessari alla continuità operativa di Eurallumina, come previsto dalla legge in modo da garantire il pagamento delle utenze, dei salari e delle fatture delle imprese terziste ed assicurare la prosecuzione delle bonifiche ambientali come emungimento e trattamento delle acque di falda».
Fonte: Il Sole 24 Ore