
Euro digitale, così l’Unione europea trova il compromesso
I prossimi scogli negoziali riguarderanno tra le altre cose le commissioni che dovranno essere versate dai commercianti, come ha ricordato il ministro delle Finanze italiano Giancarlo Giorgetti in una dichiarazione scritta: «È cruciale – ha detto – che il modello di compensazione dei costi di gestione sia più basso rispetto alle tradizionali carte di pagamento. È una priorità strategica con l’obiettivo di tutelare i consumatori e il mercato».
Intanto il Parlamento avanza con lentezza nel valutare la proposta presentata dalla Commissione europea. Il relatore del testo, il popolare spagnolo Fernando Navarrete Rojas, dovrebbe presentare le sue proposte in ottobre. Ancora nel recente passato, prima della pausa estiva, il deputato ha espresso dubbi sull’iniziativa, dicendosi preoccupato dei costi per le banche. Ciò detto, si presume che un accordo in trilogo possa giungere entro la fine del 2026, con l’avvio dell’euro digitale nel 2029.
Passaggio delicato
La trafila è andata finora a rilento. Se è vero che vi è crescente urgenza di dotare la zona euro di una propria valuta digitale, sia per rispondere alla nascita di divise simili in giro per il mondo che per contrastare l’uso delle criptovalute, è anche vero che il passaggio è delicato. In Parlamento le discussioni sono intense. Alcuni partiti si chiedono, per esempio, perché sia necessario mettere un tetto ai portafogli in euro digitale, visto che la valuta è garantita dalla BCE.
Più in generale, il tema dell’euro digitale giunge mentre l’amministrazione Trump annacqua le regole finanziarie e promuove le criptovalute, nella speranza di aiutare il dollaro, che per molte di queste divise è la valuta di riferimento. Sempre a proposito di euro lo stesso ministro Giorgetti ha sollevato la questione del valore dell’euro la cui forza contro il dollaro rappresenta «un secondo dazio sulle nostre esportazioni».
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Fonte: Il Sole 24 Ore