
Ex collaboratore scagiona Santanchè, «sulla Cig decisi io»
Una versione che solleverebbe, come fatto notare da fonti difensive, la ministra da eventuali responsabilità e che l’imputato ha riproposto in poco più di mezz’ora davanti alla giudice, che dovrà decidere sui rinvii a giudizio o meno
di Redazione RomaPuò puntare sulle parole messe a verbale oggi davanti alla giudice da un ex collaboratore del gruppo Visibilia, le stesse riferite in un precedente interrogatorio, Daniela Santanchè, per cercare di evitare di essere mandata a processo con l’accusa di truffa aggravata ai danni dell’Inps. «Le decisioni sui pagamenti ai dipendenti, compreso il capitolo della cassa integrazione, le gestivo io, me ne sono occupato io della Cig», ha spiegato, in sostanza, Paolo Giuseppe Concordia, ex collaboratore esterno «con funzione di gestione del personale» di Visibilia Editore e Visibilia Concessionaria, due società del gruppo editoriale fondato dalla ministra del Turismo, che nel 2022 ha dismesso le cariche.Concordia, imputato assieme alla senatrice di FdI, al compagno di quest’ultima, Dimitri Kunz, e alle due società (Visibilia Editore, che era finita in amministrazione giudiziaria, ha già chiesto di patteggiare) ha deciso, infatti, di rendere l’esame e rispondere alle domande davanti alla gup Tiziana Gueli e ai pm Marina Gravina e Luigi Luzi. Già dopo la chiusura delle indagini, nel faccia a faccia coi pm, si era assunto la responsabilità della vicenda della cassa integrazione nel periodo Covid. Secondo l’accusa, le due società avrebbero richiesto e ottenuto «indebitamente» la Cig in deroga, «a sostegno delle imprese colpite dagli effetti» della pandemia, per 13 dipendenti e per oltre 126mila euro, l’ammontare della presunta truffa, tra maggio 2020 e febbraio 2022. E anche Santanchè, all’epoca presidente del cda di Visibilia Editore e amministratore unico di Concessionaria, e Kunz, ex consigliere ed ex ad di Editore, secondo i pm, sarebbero stati «consapevoli» del presunto raggiro e del fatto che quelle 13 persone in realtà lavoravano, anche se formalmente erano in Cig. E ciò, stando alle indagini, risulta da mail agli atti e dichiarazioni degli stessi dipendenti.Concordia, difeso dall’avvocato Marcello Elia, aveva già sostenuto che da consulente esterno si occupava lui della gestione dei pagamenti del personale e che aveva trattato pure la questione Cig. In quel periodo di pandemia, aveva spiegato ancora, la situazione non era affatto facile e c’era anche confusione normativa su ciò che si poteva e non si poteva fare e tra smart working e cassa integrazione. Oggi ha ribadito che le «decisioni» le aveva prese lui e che, anche se il cda aveva votato sulla Cig, gli amministratori ne erano stati informati «in modo generico». Una versione che «scagiona», come fatto notare da fonti difensive, la ministra da eventuali responsabilità e che l’imputato ha riproposto in poco più di mezz’ora davanti alla giudice, che dovrà decidere sui rinvii a giudizio o meno. I tempi, comunque, si allungano.Dopo aver respinto due eccezioni difensive, tra cui quella della difesa Santanchè, che chiedeva ancora di riqualificare l’accusa nella meno pesante «indebita percezione a danno dello Stato di erogazioni pubbliche», e dopo l’interrogatorio di Concordia, la gup ha fissato per il 9 luglio l’udienza in cui i pm interverranno per ribadire la richiesta di processo. Poi, sarà fissata un’altra data almeno per le discussioni delle difese. E in quell’udienza, come preannunciato dagli avvocati Salvatore Pino e Nicolò Pelanda, la ministra potrebbe presentarsi di fronte alla gup per rispondere alle domande e dire la sua per la prima volta in uno dei procedimenti del “pacchetto Visibilia”. È possibile, in questo quadro, che l’udienza preliminare si concluda con la decisione dopo la pausa estiva. Nel frattempo, è iniziato con dei rallentamenti anche il processo per falso in bilancio, che vede la parlamentare imputata con altri 16, dopo che i giudici hanno indicato ai pm di precisare i capi di imputazione. Si torna in aula in quel caso il 10 giugno.Può puntare sulle parole messe a verbale oggi davanti alla giudice da un ex collaboratore del gruppo Visibilia, le stesse riferite in un precedente interrogatorio, Daniela Santanchè, per cercare di evitare di essere mandata a processo con l’accusa di truffa aggravata ai danni dell’Inps. «Le decisioni sui pagamenti ai dipendenti, compreso il capitolo della cassa integrazione, le gestivo io, me ne sono occupato io della Cig», ha spiegato, in sostanza, Paolo Giuseppe Concordia, ex collaboratore esterno «con funzione di gestione del personale» di Visibilia Editore e Visibilia Concessionaria, due società del gruppo editoriale fondato dalla ministra del Turismo, che nel 2022 ha dismesso le cariche.Concordia, imputato assieme alla senatrice di FdI, al compagno di quest’ultima, Dimitri Kunz, e alle due società (Visibilia Editore, che era finita in amministrazione giudiziaria, ha già chiesto di patteggiare) ha deciso, infatti, di rendere l’esame e rispondere alle domande davanti alla gup Tiziana Gueli e ai pm Marina Gravina e Luigi Luzi. Già dopo la chiusura delle indagini, nel faccia a faccia coi pm, si era assunto la responsabilità della vicenda della cassa integrazione nel periodo Covid. Secondo l’accusa, le due società avrebbero richiesto e ottenuto «indebitamente» la Cig in deroga, «a sostegno delle imprese colpite dagli effetti» della pandemia, per 13 dipendenti e per oltre 126mila euro, l’ammontare della presunta truffa, tra maggio 2020 e febbraio 2022. E anche Santanchè, all’epoca presidente del cda di Visibilia Editore e amministratore unico di Concessionaria, e Kunz, ex consigliere ed ex ad di Editore, secondo i pm, sarebbero stati «consapevoli» del presunto raggiro e del fatto che quelle 13 persone in realtà lavoravano, anche se formalmente erano in Cig. E ciò, stando alle indagini, risulta da mail agli atti e dichiarazioni degli stessi dipendenti.Concordia, difeso dall’avvocato Marcello Elia, aveva già sostenuto che da consulente esterno si occupava lui della gestione dei pagamenti del personale e che aveva trattato pure la questione Cig. In quel periodo di pandemia, aveva spiegato ancora, la situazione non era affatto facile e c’era anche confusione normativa su ciò che si poteva e non si poteva fare e tra smart working e cassa integrazione. Oggi ha ribadito che le «decisioni» le aveva prese lui e che, anche se il cda aveva votato sulla Cig, gli amministratori ne erano stati informati «in modo generico». Una versione che «scagiona», come fatto notare da fonti difensive, la ministra da eventuali responsabilità e che l’imputato ha riproposto in poco più di mezz’ora davanti alla giudice, che dovrà decidere sui rinvii a giudizio o meno. I tempi, comunque, si allungano.Dopo aver respinto due eccezioni difensive, tra cui quella della difesa Santanchè, che chiedeva ancora di riqualificare l’accusa nella meno pesante «indebita percezione a danno dello Stato di erogazioni pubbliche», e dopo l’interrogatorio di Concordia, la gup ha fissato per il 9 luglio l’udienza in cui i pm interverranno per ribadire la richiesta di processo. Poi, sarà fissata un’altra data almeno per le discussioni delle difese. E in quell’udienza, come preannunciato dagli avvocati Salvatore Pino e Nicolò Pelanda, la ministra potrebbe presentarsi di fronte alla gup per rispondere alle domande e dire la sua per la prima volta in uno dei procedimenti del “pacchetto Visibilia”. È possibile, in questo quadro, che l’udienza preliminare si concluda con la decisione dopo la pausa estiva. Nel frattempo, è iniziato con dei rallentamenti anche il processo per falso in bilancio, che vede la parlamentare imputata con altri 16, dopo che i giudici hanno indicato ai pm di precisare i capi di imputazione. Si torna in aula in quel caso il 10 giugno.Può puntare sulle parole messe a verbale oggi davanti alla giudice da un ex collaboratore del gruppo Visibilia, le stesse riferite in un precedente interrogatorio, Daniela Santanchè, per cercare di evitare di essere mandata a processo con l’accusa di truffa aggravata ai danni dell’Inps. «Le decisioni sui pagamenti ai dipendenti, compreso il capitolo della cassa integrazione, le gestivo io, me ne sono occupato io della Cig», ha spiegato, in sostanza, Paolo Giuseppe Concordia, ex collaboratore esterno «con funzione di gestione del personale» di Visibilia Editore e Visibilia Concessionaria, due società del gruppo editoriale fondato dalla ministra del Turismo, che nel 2022 ha dismesso le cariche.Concordia, imputato assieme alla senatrice di FdI, al compagno di quest’ultima, Dimitri Kunz, e alle due società (Visibilia Editore, che era finita in amministrazione giudiziaria, ha già chiesto di patteggiare) ha deciso, infatti, di rendere l’esame e rispondere alle domande davanti alla gup Tiziana Gueli e ai pm Marina Gravina e Luigi Luzi. Già dopo la chiusura delle indagini, nel faccia a faccia coi pm, si era assunto la responsabilità della vicenda della cassa integrazione nel periodo Covid. Secondo l’accusa, le due società avrebbero richiesto e ottenuto «indebitamente» la Cig in deroga, «a sostegno delle imprese colpite dagli effetti» della pandemia, per 13 dipendenti e per oltre 126mila euro, l’ammontare della presunta truffa, tra maggio 2020 e febbraio 2022. E anche Santanchè, all’epoca presidente del cda di Visibilia Editore e amministratore unico di Concessionaria, e Kunz, ex consigliere ed ex ad di Editore, secondo i pm, sarebbero stati «consapevoli» del presunto raggiro e del fatto che quelle 13 persone in realtà lavoravano, anche se formalmente erano in Cig. E ciò, stando alle indagini, risulta da mail agli atti e dichiarazioni degli stessi dipendenti. Concordia, difeso dall’avvocato Marcello Elia, aveva già sostenuto che da consulente esterno si occupava lui della gestione dei pagamenti del personale e che aveva trattato pure la questione Cig. In quel periodo di pandemia, aveva spiegato ancora, la situazione non era affatto facile e c’era anche confusione normativa su ciò che si poteva e non si poteva fare e tra smart working e cassa integrazione. Oggi ha ribadito che le «decisioni» le aveva prese lui e che, anche se il cda aveva votato sulla Cig, gli amministratori ne erano stati informati «in modo generico». Una versione che «scagiona», come fatto notare da fonti difensive, la ministra da eventuali responsabilità e che l’imputato ha riproposto in poco più di mezz’ora davanti alla giudice, che dovrà decidere sui rinvii a giudizio o meno. I tempi, comunque, si allungano.Dopo aver respinto due eccezioni difensive, tra cui quella della difesa Santanchè, che chiedeva ancora di riqualificare l’accusa nella meno pesante «indebita percezione a danno dello Stato di erogazioni pubbliche», e dopo l’interrogatorio di Concordia, la gup ha fissato per il 9 luglio l’udienza in cui i pm interverranno per ribadire la richiesta di processo. Poi, sarà fissata un’altra data almeno per le discussioni delle difese. E in quell’udienza, come preannunciato dagli avvocati Salvatore Pino e Nicolò Pelanda, la ministra potrebbe presentarsi di fronte alla gup per rispondere alle domande e dire la sua per la prima volta in uno dei procedimenti del “pacchetto Visibilia”. È possibile, in questo quadro, che l’udienza preliminare si concluda con la decisione dopo la pausa estiva. Nel frattempo, è iniziato con dei rallentamenti anche il processo per falso in bilancio, che vede la parlamentare imputata con altri 16, dopo che i giudici hanno indicato ai pm di precisare i capi di imputazione. Si torna in aula in quel caso il 10 giugno.
Fonte: Il Sole 24 Ore