Ex Ilva, nuovo round di trattative per la Cassa

Ex Ilva, nuovo round di trattative per la Cassa

Acciaierie d’Italia spinge per chiudere l’accordo sulla cassa integrazione straordinaria, che l’azienda qualche giorno fa ha chiesto in aumento rispetto all’attuale, portandola a 4.450 unità nel gruppo, delle quali 3.803 a Taranto. Tuttavia l’incontro di ieri al ministero del Lavoro si è chiuso con un aggiornamento, previsto per il 24 settembre alle 9.30. «La nuova istanza – ha detto Claudio Picucci, direttore delle Risorse Umane di AdI – prevede 400 persone in più rispetto alla precedente richiesta. Le motivazioni che ci hanno costretto a rivedere i numeri, risiedono principalmente nel crescente squilibrio finanziario che sostanzialmente è determinato da costi fissi che non siamo in grado di modificare in rapporto a livelli produttivi non sufficienti a garantire un equilibrio. Peraltro il mercato è in calo e i ricavi diminuiscono sempre di più».

Picucci ha rammentato che sulla cassa «l’ultimo incontro c’è stato il 25 giugno, poi ci sono tanti rinvii. E se il tempo passa senza intervenire, la forbice costi-ricavi si allarga sempre di più. Il tempo che passa è il nostro peggior nemico – ha evidenziato -. Questa istanza, con i nuovi numeri, determina condizioni che, salvo sconquassi, ci dovranno accompagnare durante tutto l’iter di vendita. È necessario concludere subito, quanto prima possibile. Ogni giorno che passa – ha aggiunto Picucci – è un granello di difficoltà e di disvalore».

Il ministero del Lavoro ha annunciato che l’esame congiunto dell’istanza di cassa terminerà il 24 settembre «e l’accordo dovrà essere fatto entro quel giorno». Sull’ex Ilva, ha sostenuto il ministero «c’è un tavolo strategico a Palazzo Chigi, mentre qui, invece, trattiamo delle urgenze. Ci sono delle scadenze da gestire, come la salvaguardia occupazionale, il reddito dei lavoratori e la sostenibilità economica di un’azienda che si sostiene prevalentemente su prestiti con garanzia pubblica e che ci ha comunicato un forte squilibrio economico. L’accordo – ha detto ancora il ministero – non è obbligatorio perché la cassa straordinaria è già prevista dalla legge, ma c’è comunque bisogno di una condivisione sociale in un momento complicato e nel corso di una vendita».

«Noi non siamo spaventati dai numeri della cassa, ma i numeri devono sposarsi ad un piano industriale che ci faccia capire in che direzione si va e che preveda anche la decrescita degli stessi numeri perché gli impianti ripartono» ha commentato Valerio D’Alò, segretario nazionale Fim Cisl.

Fonte: Il Sole 24 Ore