Farmaci anti-obesità, un test genetico per scegliere quello giusto

Farmaci anti-obesità, un test genetico per scegliere quello giusto

Dieci geni condizionano il senso di sazietà e un algoritmo che ne analizza le varianti può prevedere quale farmaco anti-obesità porterà ai migliori risultati per ciascun paziente. La scoperta arriva dalla Mayo Clinic negli Stati Uniti, dove il test è già utilizzato in 300 cliniche. Un modello che, se validato, potrebbe diventare uno strumento utile alle decisioni cliniche e degli enti regolatori. Come l’Aifa che, dopo l’approvazione in Italia della prima legge al mondo che riconosce l’obesità come malattia cronica, è alle prese con la complessa procedura per definire per quali pazienti rimborsare i nuovi farmaci.

L’algoritmo che cambia la cura dell’obesità

Il test, sviluppato dal gruppo di Andres Acosta della Mayo Clinic, integra parametri clinici, funzionali e biologici con un’analisi genetica avanzata attraverso algoritmi di machine learning. I ricercatori hanno osservato che nelle persone con obesità, il senso di sazietà non dipende in modo significativo da peso, età o ormoni, ma prevalentemente da fattori genetici, in particolare da dieci geni specifici. Hanno poi addestrato un algoritmo per identificare le combinazioni delle varianti genetiche associate a una soglia di sazietà molto alta (oltre 2.000 calorie) o molto bassa (circa 140 calorie), giungendo ad uno strumento con capacità predittiva della soglia di sazietà, paragonabile al test di sazietà fisico adottato nella routine. Conferma arrivata dal confronto con i dati dei complessi test fisici di sazietà su pazienti che avevano partecipato a due diversi studi clinici già completati, uno con fentermina-topiramato e uno con liraglutide, un farmaco agonista del Glp-1.

Dalla soglia di sazietà alla terapia più efficace

Ma l’aspetto più importante riguarda la possibilità di utilizzare il test genetico sviluppato per predire a quale farmaco rispondono meglio i pazienti in base alla soglia di sazietà. Negli studi considerati, chi risultava avere una soglia di sazietà alta rispondeva meglio alla fentermina-topiramato, che aiuta a ridurre le dimensioni delle porzioni; chi aveva una soglia bassa (si sazia con porzioni normali ma mangia frequentemente) perdeva più peso con il liraglutide, che prolunga la sensazione di sazietà e riduce la frequenza complessiva dei pasti.

I risultati, pubblicati su Cell Metabolism, hanno bisogno di conferme con studi su popolazioni più ampie, con disegni prospettici, per migliorare la capacità predittiva del modello.

Fonte: Il Sole 24 Ore