
Ferrari, bye bye Roma arriva Amalfi, tutto quello che c’è da sapere sulla coupé: prestazioni, tecnica e stile
Dopo cinque anni, la Ferrari Roma, nella versione coupé, cede il posto a un nuovo modello: si chiama Amalfi e recupera la tradizione delle “rosse” ispirate a grandi località italiane, come l’indimenticabile Portofino.
La Roma ebbe un compito difficile: proporre nella gamma del cavallino rampante una vettura prestazionale ma elegante, meno appariscente per linee e per sound rispetto alla classica impostazione di Maranello. Insomma, era una Ferrari atipica, alla base della gamma di Maranello, ma con l’ambizione di conquistare nuovi ferraristi, magari attirandoli dalla schiera dei fan delle versioni più potenti di sua maestà di Stoccarda, la Porsche 911.
Ora la Roma cede il posto alla sua erede Amalfi, che prende il meglio della Roma, sportiva 2+2 (due posti con due strapuntini posteriori) di quella che venne definita come una Formula 1 in abito da sera, e introduce modifiche e migliorie che ne esaltano lo stile e le prestazioni, senza snaturarne il design elegante e molto curato, frutto del lavoro del team guidato da Flavio Manzoni. Sarebbe riduttivo chiamarla restyling, ma è marcatamente un’evoluzione del modello precedente. La Amalfi, infatti, prende il meglio della Roma a un livello più alto, pur rimanendo la vettura più accessibile della gamma Ferrari, accessibile e ovviamente relativo, visto che il listino parte da 240 mila euro e, considerando le personalizzazioni, il conto può aumentare anche di molto.
Tra le conferme della Amalfi c’è il motore biturbo a otto cilindri e lo stile sempre pulito, ma ora con una maggiore attenzione all’aerodinamica e al carico posteriore, ottenuto grazie a un’ala attiva al posteriore.
Ma andiamo nel dettaglio, partendo dal motore, come si conviene quando si parla di una Ferrari. Si tratta del noto ed iconico V8 biturbo da 3.855 cc che eroga nella nuova configurazione 640 cv (20 in più) a 7.500 giri/min e una coppia di 760 Nm erogati in modo lineare tra 3.000 e 5750 giri/min. La potenza specifica è ora di 166 cv/litro. Sono stati modificati i turbocompressori che ora raggiungono 171mila giri/min, migliorando la reattività dell’acceleratore. Ci sono alberi a camme alleggeriti e una serie di accorgimenti tesi a migliorare la fluidità dell’erogazione e anche una nuova centralina di gestione. Il V8 è abbinato al noto cambio a doppia frizione a otto rapporti, affinato nella gestione elettronica. La vettura si appoggia su cerchi da 20 pollici con pneumatici 245/35 all’anteriore e 285/35 di origine Bridgestone oppure Pirelli.
Fonte: Il Sole 24 Ore