
Fondi chiusi, cala del 40% la raccolta ma crescono gli investimenti del 17%
Nel dettaglio, le operazioni di venture capital (investimenti in imprese nella prima fase di ciclo di vita, seed, startup, later stage) sono diminuite dell’8% in termini di ammontare (454 milioni), mentre il numero di investimenti è aumentato del 22% (236), testimoniando una minor dimensione media degli investimenti. Il buyout (acquisizioni di quote di maggioranza o totalitarie) ha registrato un incremento del 9% per ammontare, pari a 2.748 milioni, e del 17% per numero, pari a 81. L’expansion (investimenti di minoranza in aumento di capitale finalizzati alla crescita dell’azienda) è stato caratterizzato, invece, da una contrazione del 27% dell’ammontare, pari a 270 milioni, mentre il numero è cresciuto del 30%, con 30 operazioni. Per quanto riguarda le infrastrutture, gli investimenti sono stati 20, contro i 7 dell’anno precedente, e l’ammontare è cresciuto del 162% (1.702 milioni di euro, grazie anche ad alcune operazioni di dimensioni significative).
«Prosegue la crescita degli investimenti infrastrutturali, a conferma della necessità di nuove infrastrutture nel nostro paese, che richiedono ingenti capitali – commenta Francesco Giordano, private equity leader di Pwc Italia – Quasi l’80% dell’ammontare investito nel primo semestre 2025 proviene da fondi internazionali, mentre gli operatori domestici sono sempre più focalizzati sul venture capital e su operazioni di small e mid market, con un ticket medio pari a circa 5 milioni di euro, in contrazione rispetto allo scorso anno».
Tiene il mercato delle exit
«In Italia stiamo assistendo a un fenomeno significativo: le aziende che sono cresciute e si sono sviluppate grazie agli investimenti di fondi di private equity internazionali stanno diventando sempre più protagoniste sul mercato. Queste aziende, spesso nate come realtà di nicchia o di dimensioni medio-piccole, hanno raggiunto una scala e una solidità tali da risultare appetibili per i grandi gruppi europei e globali in fase di espansione» commenta Giordano, aggiungendo: «La combinazione di una crescita sostenuta e di una governance efficiente, favorita dall’esperienza e dal supporto dei fondi di private equity, rende queste aziende il target ideale per strategie di acquisizione e integrazione da parte di investitori esteri. Questo trend conferma come il private equity non sia solo un motore di sviluppo interno, ma anche un ponte strategico verso l’internazionalizzazione e la valorizzazione del tessuto imprenditoriale italiano nell’ecosistema europeo».
Il resto del 2025
«Luglio e agosto sono andati molto bene a livello di numero di operazioni. Il trend di questi primi mesi (del secondo semestre, ndr) è positivo e allineato al 2024» ha commentato Gervasoni, interpellata sulle prospettive del mercato italiano del private equity e venture capital, in occasione della presentazione dei risultati del primo semestre 2025. Inoltre, «vediamo crescere il numero di operatori internazionali che sono sempre più variegati e arricchiscono l’offerta» ha proseguito Gervasoni.
«Stiamo vedendo – ha aggiunto Giordano – un risveglio importante dopo il periodo estivo Bisognerà capire se le operazioni in lavorazione verranno concluse entro fine anno. Oggi è difficile fare una previsione ma sicuramente c’è abbastanza fermento». Per quanto riguarda gli operatori internazionali, «c’è una grande attenzione al mercato italiano. Ci sono tanti operatori internazionali che hanno aperto uffici in Italia e questo è un ottimo segnale» ha detto Giordano, spiegando che questi operatori prediligono le operazioni di buyout (acquisizioni di quote di maggioranza o totalitarie).
Fonte: Il Sole 24 Ore