Fondi chiusi, transazioni record sul mercato secondario a 102 miliardi in sei mesi

Fondi chiusi, transazioni record sul mercato secondario a 102 miliardi in sei mesi

Livelli record per le transazioni sul mercato secondario. Le exit per i fondi chiusi sono sempre più complesse e di conseguenza si è andato sviluppando negli ultimi anni sempre più il mercato secondario, che spesso ormai rappresenta l’unico sbocco per i portafogli di private equity e venture capital che invecchiano. Nato inizialmente come nicchia riservata a venditori in difficoltà, in realtà oggi rappresenta un canale attraverso il quale i fondi riescono a uscire dagli investimenti avendo la liquidità necessaria da restituire agli investitori.

I volumi di transazione hanno raggiunto livelli record con un picco a fine 2024 di 160 miliardi di dollari. E il 2025 sembra avviato a superare questa soglia, complice un contesto ancora incerto per le exit: nel primo semestre si sono registrate transazioni per 102 miliardi di dollari, suddivise in 54 miliardi ad opera degli investitori dei fondi (assicurazioni, fondi pensione, fondi sovrani, family office e così via) e per 48 miliardi di operazioni dei fondi chiusi stessi, secondo il report di PitchBook “So You Want to Price a Secondary”, che stima che il patrimonio gestito dai fondi secondari possa raggiungere i mille miliardi di dollari entro il 2030, rispetto ai circa 600 miliardi registrati a fine 2024.

D’altra parte le società restano nei portafogli dei fondi per un periodo ben più lungo rispetto al passato, soprattutto per i fondi buyout, spesso oltre la tradizionale soglia dei cinque anni. Se le exit languono, le distribuzioni di capitali agli investitori rischiano di diventare un fiume in secca, che non riesce ad alimentare le nuove raccolte. Il risultato, quindi, sono centinaia di miliardi di dollari in termini di valore netto degli attivi (NAV) bloccati in fondi ormai maturi.

In questo contesto il mercato secondario da soluzione marginale è diventato un pilastro centrale del settore. Storicamente dominato dai fondi buyout, ora sta diventando una via di sbocco per fondi private equity growth, venture capital, private debt, fondi infrastrutturali e fondi immobiliari. E per rispondere a un’offerta crescente sono nate numerose iniziative di nuovi veicoli specializzati, che corrono lungo due diverse direttrici: da una parte l’ambito dedicato agli investitori che vogliono ridurre la propria esposizione verso fondi chiusi poco performanti e dall’altro proprio i gestori di fondi, spesso sotto pressione per le richieste dei propri investitori.

Fonte: Il Sole 24 Ore