Fondi di coesione, la gestione nazionale agita le Regioni

Fondi di coesione, la gestione nazionale agita le Regioni

Dopo mesi di incontri, pressing e indiscrezioni le Regioni europee si ritrovano nero su bianco nel quadro finanziario dell’Unione europea per il 2028-2034 quello che il presidente della regione Puglia Michele Emiliano definisce «il peggior incubo». Nella riforma annunciata dalla presidente von der Layen la gestione dei fondi di coesione, quella parte del bilancio europeo che oggi da Bruxelles transita direttamente nei bilanci regionali, dovrebbe confluire nei piani di partenariato nazionali e regionali, accorpando in un’unica strategia politica agricola e di coesione gestita a livello nazionale.

Una misura che il vicepresidente alla Coesione e Riforme Raffaele Fitto su X definisce «più moderna, incisiva e in grado di rispondere alle sfide reali dei territori». Parole cui poco dopo risponde la presidente del Comitato europeo delle Regioni, l’ungherese Kata Tüttő che sempre su X scrive senza mezzi termini: «Ora capiamo la segretezza: da dietro il fumo della semplificazione emerge un piano Mostro per inghiottire la politica di coesione e spezzarne la spina dorsale nazionalizzandola e centralizzandola».

Una preoccupazione che si respira anche tra le Regioni italiane che da mesi incalzavano Bruxelles per avere chiarimenti e un testo su cui aprire il confronto, mai arrivato. L’ultimo tentativo una lettera di Massimiliano Fedriga, dopo la Conferenza Stato-Regioni, datata 10 luglio e indirizzata direttamente a Ursula Von der Leyen. Il governatore del Friuli-Venezia-Giulia per ora non commenta. Si cerca di studiare le carte e capire quali margini ci siano nella trattativa che ora si apre tra Commissione e Parlamento. Ma chi parla non nasconde i timori: «Purtroppo, ora abbiamo conferma che l’allarme che avevamo lanciato era reale. Senza il diretto coinvolgimento delle regioni l’Europa è finita», dice l’assessore allo Sviluppo Economico lombardo Guido Guidesi.

Ancora più duro Michele Emiliano: «Con una riforma come questa si colpisce al cuore il progetto di unificazione delle politiche europee e degli Stati uniti d’Europa che sono stato il sogno di intere generazioni». Un meccanismo che il governatore pugliese definisce «paradossale», soprattutto per l’Italia. «Siamo contributori netti con l’Europa, questo significa che rischiamo di versare a Bruxelles esattamente quel che riceveremo indietro in un fondo nazionale. Sostanzialmente, la coesione non sarà più questione europea ma dei singoli Stati. Così si cancellano decenni di lavoro delle Regioni». La Puglia è oggi la prima beneficiaria in Italia dei fondi di coesione, per 6-7miliardi in sette anni. Ma a contare sul bilancio europeo per sviluppo, digitalizzazione, politiche green sono anche le regioni del Nord, Lombardia ed Emilia-Romagna in primis. «La concretizzazione di quanto annunciato vedrebbe la cancellazione del ruolo strategico delle Regioni e dei territori in Europa, completamente sostituiti dagli Stati nazionali. Nel nuovo bilancio programmatico si profila un passaggio da diretto a indiretto del ruolo delle Regioni oltre che ad un ridimensionamento delle risorse», incalza l’assessore lombardo Guido Guidesi, «e il definitivo distacco della Commissione dai territori, per cui dalla realtà. Con le conseguenze nefaste che già vediamo in tutte le scelte che la Commissione ha fatto senza confrontarsi con le Regioni», dice.

Fonte: Il Sole 24 Ore