
Fondi europei: la revisione di medio termine apre alle spese per la difesa
L’Europarlamento ha approvato in via definitiva a Strasburgo la revisione di medio termine della programmazione 2021-2027 dei fondi di coesione. La revisione proposta a inizio aprile dal commissario alle Politiche regionali e vicepresidente Raffaele Fitto è una mini-riforma della politica di coesione più che una correzione in corsa dei programmi di spesa delle regioni europee. Consente infatti di utilizzare i fondi strutturali Ue su cinque nuove priorità considerate essenziali per l’Unione, a cominciare dalla capacità di difesa militare. Con due nuovi obiettivi specifici per il Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr) e il Fondo di coesione (riservato quasi esclusivamente ai paesi dell’Est) le regioni e gli Stati membri potranno riprogrammare le risorse per rafforzare le capacità produttive delle imprese nel settore della difesa, senza restrizioni geografiche né di dimensioni delle imprese e costruire «infrastrutture di difesa o di dual use per la mobilità militare nell’Unione». Per spingere gli Stati a investire su questi nuovi obiettivi, le risorse riallocate godranno del prefinanziamento del 20%, più alto rispetto al 5% standard, e un cofinanziamento del 100%, quindi senza necessità di aggiungere risorse nazionali. Un «trattamento preferenziale» è previsto per i Paesi dell’Est, «particolarmente colpiti dall’aggressione russa all’Ucraina,» che destineranno almeno il 10% della loro dotazione alle nuove priorità strategiche. Quanto alla priorità della difesa, i co-legislatori hanno previsto che le infrastrutture a duplice uso (adatte sia all’uso civile che militare) siano considerate prioritarie nei finanziamenti.
Le altre quattro priorità
Le altre nuove priorità inserite da Fitto (probabilmente anche per tacitare le proteste di chi si opponeva a dirottare i fondi strutturali su spese militari) sono la resilienza idrica, la carenza di alloggi, la transizione e la competitività. In quest’ultimo caso viene esteso il sostegno del Fesr alle grandi aziende in settori critici, come difesa, tecnologie strategiche e decarbonizzazione. Inoltre, vengono “allargate” le maglie di STEP, la piattaforma per le tecnologie strategiche. La revisione, su cui a fine giugno era stato raggiunto l’accordo anche in Consiglio che dovrà ora pronunciarsi formalmente prima della pubblicazione in Gazzetta, è stata approvata dagli eurodeputati con 440 voti favorevoli, 168 contrari e 52 astensioni. La rimodulazione dei fondi su queste cinque priorità resta su base volontaria.
Rimodulazione non semplice per le regioni
Secondo Fitto, «questa riforma consente di fare meglio e subito: più flessibilità, maggiore efficienza e reale semplificazione per mettere le risorse europee al servizio delle nuove sfide dei territori. La Commissione è già al lavoro con Stati membri, Regioni e autorità di gestione» che potranno «presentare le modifiche entro dicembre per consentire l’avvio dei nuovi investimenti già a inizio 2026». Non sarà semplice né veloce per le amministrazioni locali, soprattutto quelle con minori capacità amministrative e a programmazione già molto avanzata, imbarcarsi in modifiche particolarmente impegnative.
Fonte: Il Sole 24 Ore