Fondi Ue, dote di 38 miliardi da usare in fretta

Mentre governo e forze politiche sono impegnati a discutere dei miliardi del Recovery plan e la maggioranza si è inceppata (apparentemente) sui prestiti del Mes sanitario, le Regioni e alcuni ministeri devono ancora smaltire ben 38 miliardi previsti nei 74 programmi italiani 2014-2020 (Por, Pon e Psr) finanziati da Fondo di sviluppo regionale (Fesr), Fondo sociale (Fse) e Fondo agricolo per lo sviluppo rurale (Feasr). Di questi più di 29 miliardi sono risorse europee. Il resto è cofinanziamento nazionale.

Premesso che tutti i programmi, tranne il Psr Puglia (agricoltura), hanno raggiunto gli obiettivi di spesa a fine 2021, non c’è più tempo da perdere: bisogna spenderli entro la fine del 2023. Poi verranno cancellati dalla clausola del disimpegno automatico. Rielaborati dal Sole 24 Ore, i dati dell’Agenzia per la coesione territoriale e di Rete rurale danno una fotografia dettagliata della situazione a fine dicembre, facendo emergere casi positivi ma anche situazioni critiche, a volte nella stessa Regione per fondi diversi, destinate a riproporsi in modo problematico a fine 2021, vista la mole di risorse ancora a disposizione anche se in gran parte già impegnate.

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I casi problematici

La grafica in calce aggrega in chiave regionale i programmi Fesr, Fse e Feasr e consente un confronto tra le varie realtà. Il programma più indietro in termini percentuali è il Pon Legalità, che utilizza fondi Fesr e Fse ed è gestito dal ministero dell’Interno che ha certificato solo 115 milioni su una dote di quasi 693 milioni di euro, il 16,6% contro la media nazionale del 42,11 per cento. Pur avendo superato di pochissimo il target di spesa certificata, ha ancora 578 milioni da utilizzare. «Non funziona» si lasciano sfuggire a Bruxelles. Ma al ministero assicurano che l’obiettivo di 165 milioni fissato per il 2021 dovrebbe essere abbondantemente superato anche grazie a 138 milioni spesi per l’emergenza Covid.

In termini assoluti, invece, quello che preoccupa di più è il Por Fesr Sicilia che deve certificare ancora quasi 2,7 miliardi su una dotazione di 4,3. Con la quota del Psr, per la Regione l’importo da spendere entro il 2023 sale a 4,2 miliardi: una sfida complessa, soprattutto se si considera che anno dopo anno diventano sempre più rari i cosiddetti progetti coerenti, inizialmente finanziati con risorse nazionali ma poi coperti con i fondi Ue per evitare di perdere le risorse comunitarie.

In condizioni critiche c’è anche la Campania: per i tre fondi deve ancora usare poco meno di 4 miliardi, di cui 2,6 per il programma Fesr che ha certificato il 35,9% di spesa sul totale, in linea con il Por Fse. Molto più alta, invece, la spesa dei fondi per l’agricoltura: sfiora il 56% del totale a disposizione.

Fonte: Il Sole 24 Ore