Formula 1: in Messico Norris agguanta la leadership per un punto. Leclerc secondo
La direzione gara ha quindi applicato il regolamento con mano pesante solo in questo frangente, e la scelta ha influenzato l’intera corsa. Hamilton, costretto a scontare la penalità durante il pit-stop, ha perso il ritmo, mentre Verstappen ha potuto risalire e riportarsi in zona podio. La differenza di trattamento ha riacceso il dibattito sulla coerenza delle decisioni FIA: il limite tra “vantaggio ottenuto” e semplice errore di traiettoria resta un confine sottile e spesso arbitrario.
McLaren a due velocità
Per la McLaren la gara ha offerto una doppia fotografia. Norris, ha mostrato un passo eccezionale e una gestione impeccabile del consumo gomme, anche a fronte di una velocità di punta inferiore alle Red Bull e alle Mercedes. Piastri, invece, ha vissuto un fine settimana molto più complicato: partito settimo dopo una qualifica opaca, è stato risucchiato nel traffico nelle prime fasi, superato anche da Antonelli e Tsunoda.
Il pilota australiano non è riuscito a trovare il ritmo da primo della classe, nonostante la vettura gemella di Norris sembrasse perfettamente bilanciata. Le indiscrezioni sui presunti aggiornamenti al fondo piatto, che avrebbero potuto penalizzarlo, non hanno trovato conferma ufficiale: a Woking parlano piuttosto di una differenza di setup e di gestione gomme che ha amplificato il divario tra i due compagni di squadra. La sensazione è che McLaren abbia ormai due filosofie interne di approccio alla gara: Norris, preciso e pulito, sfrutta ogni metro del tracciato; Piastri, più istintivo e aggressivo, paga caro ogni sbavatura. L’arrivo dietro a Bearman gli costa uno smacco e un punto dietro al suo compagno di squadra, senza alcun possibile favoritismo nelle prossime gare. In McLaren non esistono favoriti e, anzi, lui non è nemmeno della stessa bandiera della squadra. Se vorrà tornare in cima, dovrà darsi una grande svegliata!
Leclerc solido ma non vincente
Charles Leclerc ha avuto un avvio promettente, riuscendo a passare Norris al primo giro, salvo poi restituire la posizione. Da lì in avanti la Ferrari ha mantenuto un buon passo, ma senza mai la velocità necessaria per attaccare davvero la McLaren. Attenzione: è il secondo miglior risultato del 2025 dopo un analogo secondo posto nella “sua” Monaco, ma è ancora una volta un’occasione mancata per riportare la Ferrari alla vittoria, che manca, sempre per mano sua, dal GP degli Stati Uniti del 2024.
Il quasi podio di Bearman: un talento da coltivare
Il “miracolo Bearman” in Messico nasce da una combinazione perfetta di lucidità, strategia e caos altrui. Partito a centro gruppo, il giovane inglese della Haas ha evitato i contatti al via, ha gestito con freddezza le prime fasi convulse e ha prolungato il primo stint più dei rivali diretti, sfruttando una finestra di pit stop favorevole che lo ha catapultato nelle prime posizioni. Mentre davanti penalità, errori e degrado gomme condizionavano Hamilton, Leclerc e le Red Bull, Bearman ha mantenuto un passo costante e pulito, senza sbavature. L’aggiornamento tecnico della Haas — efficace sul dritto e stabile nei tratti lenti — ha fatto il resto. Così, giro dopo giro, il rookie si è ritrovato incredibilmente a battagliare con le top car: una prestazione da veterano, costruita più con intelligenza e gestione che con velocità pura. Il ventenne che aveva debuttato a Jeddah nientemeno che sulla Ferrari ufficiale di Sainz Jr, operato d’urgenza in una clinica saudita, e i suoi primi punti mondiali ottenuti già nella prima gara, sono prova che l’oggi pilota Haas sia uno dei giovani che più merita il sedile e che ha capacità di poter lavorare ancora bene nei prossimi anni a patto di guidare auto competitive. Il quarto posto di ieri rappresenta il miglior risultato in carriera, che migliora proprio il settimo ottenuto con la Ferrari ormai un anno e mezzo fa.
Fonte: Il Sole 24 Ore