Four Season, da 30 anni il “luogo” di Milano

Four Season, da 30 anni il “luogo” di Milano

Ogni città ha il suo salotto. Quello di Milano è l’hotel Four Seasons in via Gesù, nel Quadrilatero della Moda. Formalmente gentile per chi entra la prima volta, famigliare per gli habituè. Meglio se c’è Fabrizio, il portiere con più di trent’anni di servizio (tanti quanti l’hotel), che saluta a sorriso largo e ha sempre una battuta simpatica per accoglierti, fosse anche la centesima volta che ti vede! Questo hotel che ha preso il posto di un convento di suore del XV secolo, chiuso attorno a un chiostro silenzioso, è uno dei cinque stelle storici della città, e lo scorso luglio ha presentato le nuove camere disegnate da Pierre-Yves Rochon, architetto star dell’alta hotellerie riconoscibile per lo stile classico e la palette sobria. Anche se questa volta ha osato con qualche parete color autunno e il verde bosco dei bagni intonato al marmo che, per fortuna, è stato conservato in un’ottica di complicità tra prima e dopo, oltre al fatto che i marmi erano pregiati ed eliminarli sarebbe stato uno scempio.

In dialogo con la città

Il Four Seasons, “casa” di Anna Wintour a Milano, di molte popstar in concerto e celebrities in incognito, è il miglior esempio, anzi il modello di come un hotel può dialogare con il luogo in cui è e in cui abita. Chi ha un incontro di lavoro importante si dà appuntamento al suo caffè. E chi festeggia un anniversario in famiglia trova un brunch di Babette con tanto di Raw Bar.

È il posto giusto per un aperitivo a due, a tre, a quattro (con quanti si vuole), con Negroni e mondeghili in giardino o nella sala del camino che ogni Natale cambia allestimento: lo Schiaccianoci, montagna glamour, negozio di giocattoli….Sembra di essere sul set di un film, dove la trama sono i punch, gli afternoon tea, i finger food.

E naturalmente pranzo e cena si svolgono nell’atmosfera eclettica e soft creata dall’architetto Patricia Urquiola da Zelo, un jardin d’hiver tutto vetrate dove la luce cambia coreografia a seconda dell’ora. Il menù è più ambizioso nella scelta degli ingredienti che nell’inseguire le stelle.

Fonte: Il Sole 24 Ore