Francia, ballottaggio Macron-Le Pen: affluenza del 63,23% alle 17

È stata del 63,23% l’affluenza alle ore 17 al ballottaggio delle presidenziali in Francia tra Emmanuel Macron e Marine Le Pen. Sono due punti in meno rispetto al 65,30% del 2017, riferisce il ministero dell’Interno, per un giorno elettorale altrettanto importante, e forse persino un po’ di più, tenuto conto della situazione internazionale. Anche se i protagonisti sono gli stessi. Al primo turno, alla stessa ora, aveva votato il 65%.

La Francia oggi sceglie. Il suo futuro, letteralmente: la prosecuzione del viaggio di Emmanuel Macron che, criticabile quanto si vuole, ha permesso al paese di uscire dal vuoto politico in cui era caduto con Nicolas Sarkozy e François Hollande, e una tumultuosa presidenza Marine Le Pen, in coabitazione – con tutta probabilità – con un primo ministro di diversa estrazione politica.

Parigi voterà Macron

Città-mondo, aperta, cosmopolita, multietnica eppure inconfondibilmente francese, Parigi non può amare Marine, che è arrivata sesta al primo turno mentre la destra radicale, “sommando” – ammesso che sia politicamente possibile – i voti per Eric Zemmour, più in sintonia con la vita nelle città, non supera il 14%. Non diversamente andrà nelle altre grandi città, forse persino a Marsiglia (dove però ha stravinto Jean-Luc Mélenchon).

Cosa farà, però, la Francia periferica?

La riconferma di Emmanuel Macron si gioca sull’unico vero errore politico – al di là delle opinioni che si possono avere sul progetto – del suo mandato: aver ignorato la rabbia dei piccoli centri, dove vive il 60% della popolazione, la classe media invisibile. Un comune francese ha in media 2mila abitanti contro i 20mila dell’italia e della Germania: sono villaggi e centri urbani minori sempre più piccoli, disabitati, poveri sul piano finanziario e abbandonati dai servizi pubblici essenziali – medici, ospedali, ginecologi, scuole, poste – ma anche da quelli privati: le librerie, i parroci, costretti a gestire a decine di chilometri di distanza. Anche i posti di lavoro si allontanano, si concentrano nelle città più grandi e i tempi di viaggio dei pendolari si allungano.

È la Francia che ha animato i Gilets Jaunes, e che spesso – non sempre, non automaticamente – vota Le Pen; oppure non vota, dando comunque spazio alla candidata dell’estrema destra. È la Francia che ha costretto Macron a discutere persino della coltivazione delle carote, nel lungo “dibattito nazionale” con i sindaci che lo ha impegnato per diverse settimane in tutto il Paese per ricucire la Francia.

Fonte: Il Sole 24 Ore