
Francia, mezzo milione in piazza contro i tagli: un messaggio a Lecornu
«Più di un milione di persone». Forse non sono state così tante come ha rivendicato la Conféderation générale du travail (Cgt): la polizia ne ha contate soltanto 506mila, dei quali 55mila a Parigi. Non sono neanche i 3,5 milioni di persone di alcuni scioperi di due anni fa, quando in gioco c’era un obiettivo preciso: evitare l’innalzamento dell’età pensionabile. Nella manifestazione di oggi, invece, la protesta era generalizzata.
I numeri, almeno in questo caso, hanno quindi un’importanza limitata: la manifestazione unitaria organizzata unitariamente dai sindacati francese per la prima volta dal 2023 non è stato un successo pieno: i trasporti non si sono interrotti del tutto, il tasso di partecipazione, se si escludono alcune società elettriche, è piuttosto basso nei vari settori (17% tra gli insegnanti, 12,7% tra i dipendenti pubblici, 5,6% negli ospedali, 75 licei occupati in tutto o in parte su 3.700). Le proteste hanno comunque espresso con evidenza il malcontento francese verso i prossimi tagli. Il 1° maggio, in un clima comunque segnato da un forte scontento verso il Governo, la stessa Cgt aveva contato 300mila partecipanti. Nelle manifestazioni del 10 settembre, organizzata dal basso da Bloquons tout avevano partecipato 275mila persone secondo la Cgt, 197mila secondo la polizia.
Oggetto della protesta, i tagli proposti dall’ex primo ministro François Bayrou: un messaggio al suo successore Sébastien Lecornu che sta completando le consultazioni per assicurarsi un consenso necessario a governare e nominare quindi i ministri e, finora, ha soltanto “cancellato” dalla lista delle misure la soppressione dei due giorni di ferie, il lunedì dell’Angelo e l’8 maggio, la festa della Vittoria sul nazifascismo. Il primo ministro sta però continuando le consultazioni con un occhio attento ai socialisti: il primo segretario Olivier Faure ha trovato Lecornu «molto all’ascolto», anche se – ha aggiunto a Le Figaro il capogruppo all’Assemblée Patrick Kanner – «non ha chiuso né aperto porte». È previsto un secondo incontro, mentre il Ps cerca da parte sua di costruire una “sinistra senza Mélénchon”, il leader della sinistra radicale di La France Insoumise, con ecologisti e comunisti.
Sono proprio queste piccole disponibilità ad aver spinto i sindacati a insistere. «Oggi lanciamo un avvertimento molto chiaro al governo e a Sébastien Lecornu, che è primo ministro e che ci dice di essere aperto al dialogo. Credo che abbiamo fissato dei paletti chiari», ha detto Marylise Léon, segretaria generale della Conféderation française démocratique du travail (Cfdt), il più grande dei sindacati:, «È un mondo del lavoro che dal 2023 si esprime in modo estremamente chiaro e oggi è tempo più che mai cheil governo ci dica: “Ok, abbiamo recepito il messaggio, prenderemo decisioni di conseguenza”».
Non hanno manifestato soltanto i lavoratori dipendenti: come era capitato nel 2018 e nel 2019, quando i sabati erano dominati dalle proteste dei Gilets Jaunes, sono scesi in piazza anche i piccoli imprenditori, polemici – ed è una piccola novità – verso i ricchissimi. «Costituiremo i black block dei piccoli imprenditori», ha commentato una di loro ai giornalisti di Le Monde. Particolarmente evidente, soprattutto a Marsiglia, la partecipazione dei farmacisti. «Ci ignorano», sembra però essere la lamentela, rivolta al mondo politico, raccolta tra tutti i manifestanti.
Fonte: Il Sole 24 Ore