Frequenze 5G, il Governo apre al rinnovo non oneroso dei diritti
Arriva un doppio endorsement del governo sullo scambio tra rinnovo delle frequenze 5G e investimenti.
In commissione Bilancio del Senato sono stati depositati emendamenti identici alla manovra da parte di Fratelli d’Italia e Forza Italia che vanno in non questa direzione, per rinnovare i diritti d’uso in scadenza alla fine del 2029, e dal palco del Forum annuale sulle telecomunicazioni organizzato dall’associazione di settore Asstel, sia il ministro per le Imprese e il made in Italy Adolfo Urso sia il sottosegretario all’Innovazione Alessio Butti si espongono in modo chiaro a favore di questa soluzione.
«Il Mimit – dice Urso – condivide il punto di vista di un’allocazione dello spettro non come mera massimizzazione delle entrati per l’Erario». Di qui l’idea di «un premio che richieda impegni per nuovi investimenti in innovazione e copertura di lungo termine considerando il valore dei capitali gia investiti». L’intenzione del governo è consentire un rinnovo non oneroso, ma a fronte di investimenti finalizzati in particolare a sviluppare un vero e proprio 5G stand alone, che non si basi cioè ancora sull’infrastruttura 4G. «Sono uno dei sostenitori più accesi di evitare un approccio di cassa da parte del Governo – dice Butti – a fronte però di un impegno a investire scritto con il sangue e sulla pietra». Serve ora l’ok del ministero dell’Economia, parte in causa visto che il piano prevederebbe mancati incassi per l’Erario.
Margini potrebbero esserci anche su un’altra delle richieste forti del settore, cioè un potenziamento e il rifinanziamento del contratto di espansione. Ne ha fatto cenno il sottosegretario al ministero del Lavoro, Claudio Durigon, e anche in questo caso ci sono emendamenti della maggioranza presentati in Senato.
Occhi puntati dunque sulla manovra: passaggio chiave per l’intero sistema industriale. «L’interlocuzione con il Governo è positiva. Stiamo dialogando sugli aspetti che meno ci convincono», ha detto il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, intervenuto in video al Forum Asstel. Nello specifico delle Tlc, il presidente Asstel, Pietro Labriola, ha invitato a rifarsi al titolo del Forum ospitato dall’Università Luiss e aperto dal Prorettore per la Didattica, Enzo Peruffo: “L’urgenza di agire. Per costruire un’Italia più connessa, competitiva e innovativa”. «Quanto possiamo reggere ancora? Vanno prese decisioni perché altrimenti il settore salta. C’è da difendere un settore che vale il 6% del Pil e con 200mila posti di lavoro», ha detto Labriola. Questi i numeri descritti da Andrea Rangone, docente del Polimi: i ricavi totali della filiera delle Tlc sono scesi del 33% fra 2010 e 2024, a 28 miliardi con 13,9 miliardi bruciati., mentre il traffico dati è aumentato del 2.200%. E in 15 anni l’Ebitda-capex è sceso a 0,02 miliardi, dai 10,5 del 2010. La filiera non genera più free cash flow.
Fonte: Il Sole 24 Ore