
Frieze London chiude con ottimismo, ma i riflettori si spostano su Parigi
Si è chiusa domenica 19 ottobre a Londra la 23ª edizione della fiera per l’arte contemporanea Frieze London (15-19 ottobre), la 22ª sponsorizzata da Deutsche Bank. 90 mila i visitatori da 108 paesi, con un numero record di gruppi museali, più di 400 da 47 paesi, ma anche grandi nomi dello star-system come Madonna, Mick Jagger, Rick Owens, Leonardo DiCaprio, Nick Cave, Claudia Schiffer e artisti noti come David Hockney, Arthur Jafa e Antony Gormley.
Centosessanta le gallerie partecipanti, mentre altre 120 hanno partecipato a Frieze Masters, giunta alla 13ª edizione e dedicata all’arte antica e moderna. Il clima iniziale era di cauto ottimismo e più positivo rispetto all’anno scorso. L’organizzazione, fresca dell’annuncio della nuova fiera Frieze Abu Dhabi, che rincorre Art Basel nella conquista del Medio Oriente, ha investito molto nel programma VIP e, infatti, le vendite ci sono state sia nei giorni di preview che durante il weekend. Secondo molti operatori inglesi è, soprattutto, la stampa scandalistica britannica a drammatizzare la situazione, creando così un’atmosfera negativa per gli affari e un corto circuito.
Frieze VS Art Basel Paris
Stando all’ultimo report di Ubs e Art Basel, infatti, la Gran Bretagna nel 2024 ha riconquistato la seconda posizione nel mercato dell’arte globale, con il 18% di quota di mercato e un volume d’affari di 10,4 miliardi di dollari. Tuttavia, è innegabile che Frieze abbia risentito del clima post-Brexit e, soprattutto, dell’arrivo di Art Basel a Parigi, a cui ora si rivolgono tutti gli sguardi, iniziando già oggi, martedì 21 ottobre, con una super esclusiva “Avant Première”, per cui in molti collezionisti e galleristi hanno rinunciato a Londra. Per esempio, sia Cardi Gallery che Pilar Corrias quest’anno hanno scelto di non partecipare a Frieze (c’erano l’anno scorso), ma hanno approfittato comunque del fermento in città allestendo grandi mostre in galleria: Cardi con il maestro inglese Paul Huxley (prezzi fino a 90mila sterline) e Pilar Corrias con la pittrice tedesca Sabine Moritz, che ha subito registrato il tutto esaurito (prezzi non rivelati). Al contrario, Peter Kilchmann, assente dal 2018 proprio per la vicinanza dei due eventi, è tornato a Londra apprezzandone, soprattutto il layout rinnovato. Nel suo stand collettivo, le proposte andavano da 10 mila euro per la giovane indiana Ishita Chakraborty, che usa i sari tradizionali, ritagliati e dipinti, per parlare di migrazione e colonialismo attraverso le piante, fino a 250 mila dollari per un dipinto di Francis Alys. Anche P420 ha investito sulla fiera inglese, pur andando anche a Parigi, affittando uno stand più grande per le opere degli artisti più giovani della galleria, come Shafei Xia, Francis Offman, June Crespo, Victor Fotso Nyie. Gli affari sono andati bene, proseguendo fino al giorno dopo la chiusura della fiera, grazie alle importanti collezioni incontrate nel corso di tutta la durata della manifestazione.
Stand personali
Frieze rimane, infatti, la fiera delle proposte più fresche e sperimentali e degli artisti viventi, con prezzi nell’ordine delle decine o centinaia di migliaia di euro, mentre ad Art Basel Paris è riservata l’arte più consolidata, con valori più alti, anche sopra il milione. Pace Gallery, per esempio, ha già annunciato di portare ad Art Basel Paris un Modigliani, per sancire la collaborazione con l’esperto del maestro italiano Marc Restellini, mentre da Hauser & Wirth ci sarà un Morandi appartenuto a Sofia Loren e, addirittura, un dipinto di Rubens da Gagosian – una riscoperta che costituirà un’eccezione alla regola della fiera che limita l’offerta al XX secolo. Nuove proposte che richiedono approfondimento, tanto che Frieze è, per tradizione, la fiera degli stand personali. Quest’anno ce ne sono stati più di un centinaio, di cui 57 a Frieze London e 45 a Frieze Masters. Molto apprezzata, tra le altre, la presentazione di sole ceramiche di Sanya Kantarovsky da Modern Art, artista noto per i suoi dipinti, che già produceva con ceramiche, ma che in questa occasione hanno avuto uno stand dedicato. Sono andate tutte vendute in prevendita e nelle prime ore della fiera a prezzi tra 20-45 mila dollari.
Arte globale
L’arte esposta a Frieze London rispecchiava il carattere globale della città. Se negli anni 90 si andava a Londra a scoprire gli Young British Artists, che sconvolgevano il pubblico con le loro opere provocatorie, oggi la proposta artistica proviene dai cinque continenti e parla dei grandi temi del presente. Proprio nei giorni di Frieze, hanno aperto due nuove istituzioni che lo dimostrano. Una, Ibraaz, fondata da Lina Lazaar, è dedicata alla global majority, la maggioranza non bianca della popolazione mondiale; l’altra Yan Du Projects, fondata dal filantropo Yan Du, votata all’arte asiatica e della diaspora asiatica. Post-colonialismo, arte indigena, identità queer sono temi ricorrenti in fiera, come mostrano gli stand all’ingresso, riservati non più alle gallerie blue chip, dislocate più in fondo – una scelta molto apprezzata dal pubblico ma anche dai galleristi, che dimostra la volontà di andare oltre l’offerta tradizionale –, ma a gallerie nuove, come la brasiliana Portas Vilaseca con Antonio Pichillá, artista del Guatemala che riprende i tessuti Maya-Tz’utujil e le tradizioni ancestrali per creare sculture e opere a parete astratte (6.500-20 mila euro), e Soft Opening di Londra con Ebun Sodipo, che tematizza la sua identità di persona nera e queer e di cui sono state vendute una dozzina di opere (prezzi 3-22 mila sterline).
Fonte: Il Sole 24 Ore