Furti, scippi e rapine: oltre sei arrestati su 10 sono stranieri
Oltre un terzo delle persone denunciate, fermate o arrestate in Italia nel corso del 2024 è straniero (34,7%), con percentuali addirittura doppie, che superano il 60%, per i reati predatori. A livello nazionale il numero degli arrestati di nazionalità straniera è in crescita: rispetto al 2019, prima della pandemia, quando furono 265.869 gli individui segnalati, si è registrato un balzo dell’8,1 per cento.
Il fenomeno va letto in un contesto in cui le persone straniere in Italia sta di per sé aumentando: al 1° gennaio 2024, secondo il rapporto Ismu Ets, erano 5,7 milioni di cui 5,3 milioni residenti (il 9% della popolazione italiana, contro l’8,2% del 2014) e circa 321mila irregolari.
Gli irregolari – sprovvisti di un documento di soggiorno valido, o in possesso di un permesso scaduto, e perciò spesso “invisibili” alle statistiche – rappresentano il 5,6% degli stranieri in Italia e avrebbero un impatto sulla criminalità superiore a quello degli immigrati regolarmente residenti. Secondo uno degli studi più importanti sull’argomento (Barbagli, Colombo, 2011), che ha analizzato i dati del ventennio dal 1988 al 2009, il 70% dei reati commessi in Italia da immigrati sarebbe stato compiuto da irregolari.
La dinamica attuale non sarebbe diversa: «Dai dati forniti dal Viminale non emerge la disaggregazione tra immigrati regolari e irregolari denunciati o arrestati in corso d’anno», spiega Paolo Pinotti, prorettore dell’Università Bocconi di Milano e fondatore del centro studi Clean sullo studio della criminalità. Se si andasse a indagare – secondo Pinotti – emergerebbe che la sproporzione tra la quota degli stranieri sul totale dei denunciati/arrestati e quella degli stranieri in rapporto alla popolazione italiana è dovuta principalmente agli irregolari che commettono piccoli reati di tipo predatorio per ragioni economiche o anche delitti come le violenze sessuali sui quali incide il forte sradicamento di questi individui. «Gli stranieri che sono presenti in modo regolare sul territorio, invece, hanno una propensione al crimine in linea con quella degli italiani», aggiunge.
Pinotti e il suo team di ricercatori hanno dimostrato la correlazione tra la regolarizzazione degli immigrati e la loro minor propensione alla criminalità: «Abbiamo confrontato un gruppo di ex detenuti rumeni e bulgari, liberati con l’indulto del 2006, con altrettanti di altre nazionalità: nel 2006 il tasso di recidiva dei due gruppi era simile, mentre nel 2007, dopo l’ingresso di Romania e Bulgaria nella Ue, per i cittadini di questi due Paesi si era dimezzata». Una risultanza simile è emersa da un altro studio: «Nel 2007 c’è stato il primo click day italiano per l’assunzione di lavoratori extracomunitari: tra i 170mila che hanno avuto il permesso di soggiorno la propensione al crimine è risultata la metà rispetto a quella della platea che non l’ha ottenuto», conclude Pinotti.
Fonte: Il Sole 24 Ore