Galaxy Ring, il miglior anello smart in circolazione apre al futuro degli indossabili

Galaxy Ring, il miglior anello smart in circolazione apre al futuro degli indossabili

Tecnologia “da vestire”. Non c’è termine migliore per descrivere quello che il mercato offre oramai da qualche anno, in modo particolare nel reparto degli smartwatch, gli orologi intelligenti. La corsa sfrenata delle aziende nel voler proporre qualcosa di nuovo sta trasformando i wearable, o meglio, sta donando a oggetti notoriamente passivi, che da sempre portiamo indosso, un’anima tech. Del resto, conviene: le proiezioni di Global Market Insights stimano un valore di mercato di oltre 180 miliardi di dollari entro il 2025 per le tecnologie indossabili, che da qualche mese includono anche gli smart ring. Insieme a nomi poco noti del settore, è scesa in campo anche Samsung, che da fine settembre ha portato in Italia il suo Galaxy Ring. Un prodotto per affezionati del marchio e appassionati di novità futuristiche? Probabilmente sì ma con un senso. Il Galaxy Ring, a differenza di tutto ciò che circonda il panorama tecnologico di consumo, resta un accessorio con cui non si può interagire. Non vibra, non si illumina, non ha schermi o altoparlanti e al massimo lascia intravedere la lettura dei parametri biometrici dai sensori quando, al buio, si scorge una piccola luminescenza verde sotto al dito. Prendere o lasciare. L’idea di fondo è proprio questa: dare ai consumatori qualcosa a cui sono abituati, un anello, con un’utilità maggiore perché connesso al telefonino, capace di monitorare in continuo i dati di benessere e consigliare come migliorare, sia che l’utente sia un atleta da strada che uno da poltrona.

Come è fatto

Anche il prezzo non è da tutti: 449 euro. A quel cartellino ci si porta a casa uno smartphone di fascia medio-alta, un recente Galaxy Watch 7, quasi un Watch Ultra, che Samsung ha deciso di dedicare agli sportivi veri e propri, andando a sfidare non solo Apple ma anche Garmin. Il pregio del Galaxy Ring è proprio nella sua forma sobria e tradizionale. Solo leggermente più spesso e pesante di un normale anello, dopo un paio di giorni di prova non ci si accorge nemmeno più di averlo con sé, anche di notte, dove dà il meglio per analizzare qualità del sonno, del battito cardiaco, della frequenza respiratoria, anche per rilevare eventuali criticità. Fondamentale è la presenza di Galaxy AI, l’ecosistema intelligente di Samsung che mette insieme tutte le informazioni per restituire suggerimenti sul come stare meglio, aumentati anche da quanto arriva da smartphone e orologi, se Samsung ovviamente. L’app di riferimento diventa Samsung Health che sincronizza le informazioni e disegna un quadro generale della situazione individuale. Punto di forza è il “punteggio energetico”, una sorta di riepilogo di impatto sullo stato della persona, risultato del mix di sonno, calorie bruciate, attività fisica, stress. Meno comprensibile è AGE, l’indice di salute metabolica che riflette il processo di invecchiamento biologico. Una chicca che apre a scenari intriganti: con uno smartphone del gruppo si possono usare anche alcune gesture per rimandare sveglie o scattare una foto. Un futuro in cui basterà schioccare le dita per rispondere al telefono o chiamare qualcuno non è poi così lontano.

Come si acquista

Il Galaxy Ring, come se fosse un pezzo pregiato quasi un gioiello, sottende una modalità di acquisto particolare. In negozio vi è a disposizione un misuratore che gli acquirenti possono utilizzare per scegliere la taglia giusta. Online c’è un vantaggio: dopo aver pagato l’intera cifra per l’anello, si riceve a casa gratuitamente tutta la confezione con le varie taglie, così da indossare quella che si vuole per almeno 24 ore. Il motivo? Le dita non sono sempre uguali nell’arco della giornata e laddove un anello può sembrare giusto magari rischia di diventare troppo stretto o largo in certi momenti. A seguito della prova si può decidere di non proseguire più con l’acquisto, attendendo i tempi tecnici per il riaccredito. Alla fine, il Galaxy Ring è un oggetto indispensabile? No, fin quando non lo si mette al dito.

Fonte: Il Sole 24 Ore