Gas russo, export europeo ai minimi dagli anni ’70: ora cala anche la produzione

Gas russo, export europeo ai minimi dagli anni ’70: ora cala anche la produzione

Per le forniture di Gazprom sono rimasti attivi contratti per appena 15,1 Bcm, concentrati soprattutto in Ungheria, Slovacchia e Serbia, stimava a marzo uno studio Oies: da aprile 2022 la società russa ha perso – in quanto scaduti, rescissi o sospesi – contratti per 135 Bcm.

Quanto al Gnl, rimane uno zoccolo duro di contratti di lungo termine legati all’impianto Yamal Lng di Novatek, che obbligano (ancora per oltre 10 anni) al ritiro dei carichi e in parte anche al recapito in Europa: Bruxelles vorrebbe terminare anche questi dal 2027. In particolare gli obblighi riguardano la francese TotalEnergies (per 5,5 Bcm), la tedesca Sefe (4 Bcm) e la spagnola Naturgy (3,4 Bcm).

Per la Russia la situazione sta già diventando difficile. Complici la discesa dei prezzi e la debolezza del rublo, le entrate statali dall’Oil&Gas sono proiettate a ridursi del 37% nel mese di luglio, a 680 miliardi di rubli (8,7 miliardi di dollari), stima Reuters.

Anche la produzione di gas del Paese – che per circa due terzi fa capo a Gazprom – sta frenando, perché non trova sbocchi sufficienti né sul mercato interno né su quelli di esportazione: nel primo semestre si è attestata a 334,8 Bcm per Bloomberg, in calo del 3,2% su base annua e di oltre il 10% rispetto al 2021 (quando nell’intero anno era stata di 763 Bcm).

Mosca non ha risparmiato gli sforzi per trovare nuovi mercati, ma sostituire l’Europa non è realisticamente possibile. E ulteriori progressi nel diversificare i clienti sono difficili, non solo per via delle sanzioni.

Fonte: Il Sole 24 Ore