
Gaza e Ucraina, ecco le possibili prossime operazioni militari internazionali dell’Italia
La tregua di questi giorni tra Israele e Hamas. La prospettiva, da tutti auspicata, che anche l’Ucraina giunga a una cessazione delle ostilità. L’Italia lavora per la pace, e non esclude che, una volta raggiunta in quelle aree, i suoi militari possano contribuire a mantenerla. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha affermato che la presenza di truppe occidentali in Ucraina aiuterebbe a «costringere la Russia alla pace».
Tajani: pronti a contribuire a dopoguerra Gaza anche con militari
«Quando sarà finita la guerra a Gaza ci sarà una presenza Onu per garantire una stagione di pace per il popolo palestinese, e l’Italia è pronta a dare il suo contributo, anche inviare militari che possano far parte di nuova forza come quella di Unifil in Libano. Una Palestina liberata da Hamas e dalle organizzazioni terroristiche», ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani al termine dell’incontro con l’omologo israeliano Gideon Sa’ar a Villa Madama. «Il nostro unico interlocutore è l’Anp», ha concluso. L’Italia è uno dei principali Paesi contributori di truppe alla missione Unifil in Libano, con oltre 1.000 soldati. Intanto in queste ore si riunisce alla Farnesina una riunione del tavolo tecnico sull’iniziativa umanitaria “Food for Gaza”, per dare ulteriore impulso all’impegno italiano a sostegno della pace in Medio Oriente e alla ricostruzione di Gaza.
Per quanto riguarda il Medio Oriente, e in particolare lo scontro tra Israele e Hamas, il responsabile della Difesa Guido Crosetto, a margine della cerimonia di assunzione dell’incarico del nuovo comandante del Covi, il generale Giovanni Maria Iannucci, ha chiarito: «Abbiamo fatto tutte le valutazioni logistiche del caso. Abbiamo già mandato alcune persone per capire come potrebbero lavorare. Il tema però è che lo faremo quando saremo certi della loro sicurezza e di essere graditi da tutti gli interlocutori che ci sono nel campo. Non andremo mai a Gerico, non andremo mai in Palestina solo su richiesta di un grande Paese occidentale – ha aggiunto Crosetto -, ci andremo quando sapremo che saremo accettati dagli israeliani, da tutti i palestinesi, da tutte le forze in campo. Andare a svolgere un’operazione di formazione di questo tipo si fa solo se sai di non andare in un teatro che poi si trasforma in un teatro di guerra in cui diventi la vittima. Ci andremo quindi con la totale sicurezza dei carabinieri che impiegheremo».
Crosetto: «Utile militari in Ucraina per capire conflitto»
L’Italia guarda poi anche alla prospettiva delle cessazione delle ostilità in Ucraina. La nuova amministrazione Trump negli Usa ha più volte espresso l’intenzione di porre fine al conflitto. E l’Italia? «Sia il presidente del Consiglio sia il ministro degli Esteri sia io abbiamo detto che ovunque scoppi la pace e serva un contingente italiano, il contingente ci sarà», ha chiarito nei giorni scorsi il ministro della Difesa Guido Crosetto, in occasione di una visita a Kiev. In quell’occasione Crosetto ha auspicato che «scoppi la pace» e «possa arrivare un contingente internazionale. Se sarà europeo – ha poi aggiunto – se sarà delle Nazioni Unite non sta a me dirlo, ma è un augurio che tutti ci facciamo». Nel solco di un dibattito occidentale avviato dal presidente francese Emmanuel Macron e che comunque va avanti, pur con le cautele e i distinguo tra i vari Paesi. Il ministro è tornato sul tema Ucraina qualche giorno dopo. Sarebbe utile, ha detto, «mandare ufficiali e persone a capire cosa è successo, come si è combattuto, quali sono state le lezioni che possono apprendere le nostre forze armate per imparare da ciò che è successo li e per prevenire, perché il compito della difesa è difendere». «Se fosse possibile farlo in sicurezza e dopo l’autorizzazione parlamentare – ha aggiunto – penso sarebbe utilissimo per la nostra difesa».
Fonte: Il Sole 24 Ore