Gaza, l’Italia punta a un ruolo nel Board for Peace. In campo per la ricostruzione Carabinieri e imprese

Gaza, l’Italia punta a un ruolo nel Board for Peace. In campo per la ricostruzione Carabinieri e imprese

In Donald Trump gamechanger per la pace Giorgia Meloni ci aveva creduto sin dall’inizio, e non lo aveva taciuto. Anzi. Pure quando in casa e all’estero le si contestava di aver «appiattito» l’Italia sulle posizioni Usa, la premier ha tenuto il punto. E ieri, definito l’accordo per Gaza, ha potuto ringraziare il presidente degli Stati Uniti per «aver incessantemente ricercato la fine del conflitto» e i mediatori – Egitto, Qatar e Turchia – forte del sostegno assicurato dalla prima ora, senza tentennamenti. E forte di quel «lavoro silenzioso» rivendicato a più riprese contro il clamore delle piazze e della Flotilla. Anche per questo l’Italia confida in un ruolo di primo piano «ed è pronta – ha assicurato la presidente del Consiglio – a contribuire alla stabilizzazione, ricostruzione e sviluppo di Gaza».

Un posto nel board

Il primo obiettivo del Governo è un posto per l’Italia nel Board of Peace che sarà presieduto proprio da Trump e che annovererà tra i suoi componenti anche l’ex premier britannico Tony Blair, con cui Meloni ha rivelato di essersi confrontata a più riprese. L’organismo sarà chiamato a governare la Striscia e a gestire i finanziamenti per la riqualificazione di Gaza fino a quando l’Autorità nazionale palestinese non avrà completato il processo riformatore e potrà riprenderne il controllo. La premier potrebbe avere l’0ccasione di riparlarne de visu con Trump la prossima settimana a Washington, se il tycoon confermerà la sua partecipazione il 18 ottobre alla cena di gala della National Italian American Foundation (Niaf), che celebra i suoi cinquant’anni.

L’addestramento delle forze palestinesi

Fin qui, la governance. Ma l’Italia punta anche a far parte della Forza di stabilizzazione internazionale (Isf) che dovrà garantire sicurezza e addestramento dei militari palestinesi. In questo caso, la speranza dell’Esecutivo è l’avvio di una missione di pace sotto l’egida Onu: renderebbe più semplici i passaggi parlamentari per autorizzare l’invio di militari italiani. Che comunque sono già pronti: fino a 250 Carabinieri (mille a regime, considerando le turnazioni), come quelli che sono stati già impegnati a lavorare fianco a fianco con la polizia palestinese richiamati nel 2023 e poi in piccola parte tornati a Rafah e Gerico sempre con compiti di formazione.

Riparte la missione Eubam a Rafah

Proprio oggi il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha annunciato la ripresa delle attività italiane nella missione Eubam (European Union Border Assistance Mission) per la riapertura del valico di Rafah: il 14 ottobre sarà aperto alternativamente su due direzioni in uscita verso l’Egitto e in entrata verso Gaza. A gennaio, per sei mesi, erano stati inviati i primi sette Carabinieri, sostituiti a luglio.

Fonte: Il Sole 24 Ore