
Gaza, Witkoff controlla la distribuzione di aiuti. Ancora morti, Grossman: «Sì, è genocidio»
Almeno 10 palestinesi sono stati uccisi dall’alba di oggi negli attacchi dell’Esercito israeliano (Idf) su Gaza, affermano fonti ospedaliere nella Striscia ad Al Jazeera. Due delle vittime stavano aspettando gli aiuti umanitari vicino al Corridoio di Morag, a sud di Khan Younis. In questo attacco, riporta l’emittente, sono rimaste ferite più di 70 persone.
L’inviato speciale degli Stati Uniti in Medio Oriente Steve Witkoff e l’ambasciatore Usa in Israele Mike Huckabee sono oggi a Gaza per controllare la distribuzione degli aiuti mentre i negoziati sembrano sempre più in fase di stallo. Hamas ha dichiarato che non ci sarà nessuna ripresa dei negoziati finché a Gaza la situazione non migliora e si continua a morire di fame.
Grossman: «A Gaza genocidio, mi si spezza il cuore ma lo dico»
«Per anni ho rifiutato di utilizzare questa parola: “genocidio”. Ma adesso non posso trattenermi dall’usarla, dopo quello che ho letto sui giornali, dopo le immagini che ho visto e dopo aver parlato con persone che sono state lì». Lo spiega in un’intervista a Repubblica lo scrittore israeliano David Grossman. «Anche solo pronunciare questa parola, “genocidio”, in riferimento a Israele, al popolo ebraico: basterebbe questo, il fatto che ci sia questo accostamento, per dire che ci sta succedendo qualcosa di molto brutto – prosegue -. Voglio parlare come una persona che ha fatto tutto quello che poteva per non arrivare a chiamare Israele uno Stato genocida. E ora, con immenso dolore e con il cuore spezzato, devo constatare che sta accadendo di fronte ai miei occhi. “Genocidio”. È una parola valanga: una volta che la pronunci, non fa che crescere, come una valanga appunto. E porta ancora più distruzione e più sofferenza».
«“Resto disperatamente fedele all’idea dei due Stati, principalmente perché non vedo alternativa – rimarca lo scrittore -. Sarà complesso e sia noi che i palestinesi dovremo comportarci in modo politicamente maturo di fronte agli attacchi che sicuramente ci saranno. Ma non c’è un altro piano».
Slovenia vieta il commercio di armi con Israele: «Primi in Ue»
Mentre si allarga il fronte dei Paesi che annunciano il riconoscimento dello Stato palestinese, la Slovenia diventa il primo Paese europeo a vietare l’importazione, l’esportazione e il transito di armi da e per Israele”. Lo annuncia il governo della Slovenia in un comunicato. “La decisione – si legge – fa seguito alle dichiarazioni del Primo Ministro Robert Golob, che ha ripetutamente annunciato, da ultimo a margine del vertice del Consiglio europeo di giugno, che la Slovenia agirà in modo indipendente se l’Unione Europea non sarà in grado di adottare misure concrete entro metà luglio. A causa di disaccordi e disunità interne, l’Unione Europea non è attualmente in grado di assolvere a questo compito”.
Fonte: Il Sole 24 Ore