
Genova, progetto pilota per recuperare i rifiuti da apparecchiature elettriche
Genova in prima linea nell’urban mining, che mira a gestire e utilizzare i rifiuti della città come fonte di approvvigionamento di materie prime. Si stima che, nel capoluogo ligure, circa 300mila famiglie custodiscano, in casa, oltre un milione di piccoli Raee (rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche). E l’Amiu, la società di igiene urbana del Comune, sta lanciando un progetto, che partirà dopo l’estate, proprio per recuperare questa tipologia di rifiuti «che viene spesso dimenticata e invece – spiega Roberto Spera, direttore generale di Amiu – rappresenta un tesoro; perché questi oggetti contengono terre rare e materiali critici da riutilizzare».
Il milione di piccoli Raee delle famiglie genovesi, corrisponde, prosegue il manager, a «vecchi telefonini, caricabatterie e altri accessori inutilizzati. Per intercettare e valorizzare questo patrimonio nascosto, Amiu lancia il primo progetto pilota, in Italia, dedicato esclusivamente alla raccolta e al recupero dei piccoli Raee domestici. Un’iniziativa sperimentale, unica nel suo genere, che punta a costruire un modello replicabile a livello nazionale».
Il dg Spera: «Estrarremo terre rare e metalli preziosi»
Il piano, aggiunge, «prevede una campagna di sensibilizzazione capillare, rivolta ai cittadini, e l’attivazione di un circuito premiante: chi parteciperà alla restituzione dei dispositivi inutilizzati riceverà incentivi concreti. I rifiuti raccolti verranno, poi, avviati a un trattamento specializzato per il recupero di materie prime critiche, come terre rare, metalli preziosi e altri materiali fondamentali per l’industria tecnologica, in un’ottica di economia circolare».
Dopo l’estate, dunque, a Genova «partirà una campagna di comunicazione con nuove attività operative: centri del riuso, camioncino Ecovan in servizio nelle piazze, domeniche di “Grande Raeecolta” nei quartieri, per arrivare più vicino e sotto casa. In collaborazione con le scuole tecniche genovesi, sarà creato un outlet dei piccoli elettrodomestici, dove scambiare le apparecchiature digitali ed elettroniche riparate dai giovani studenti. Le competenze dell’università di Genova, poi, possono sostenere questo progetto, creando nuovi modelli di contenitori e nuove reti di intercettazione all’interno dell’Ateneo e aperte alla città».
Un recente studio di The European House – Ambrosetti, commissionato da Erion, ricorda Spera, «evidenzia la portata strategica di questo tema. Se l’Italia riuscisse a raggiungere l’obiettivo europeo del 65% di raccolta dei Raee (rispetto all’attuale 37%), entro il 2030 si potrebbero recuperare 312mila tonnellate in più di rifiuti elettronici, da cui estrarre circa 17mila tonnellate di materie prime critiche. Si tratta di una quantità pari al 25% delle importazioni cinesi del 2021, con un risparmio stimato di 2,5 milioni di tonnellate di CO2 e 487 milioni di euro in benefici ambientali e sociali. Inoltre, il risparmio diretto sulle importazioni ammonterebbe a circa 31 milioni di euro».
Fonte: Il Sole 24 Ore