
Giansanti: «Sui dazi Usa la forza della Ue non è stata esplorata fino in fondo»
I dazi Usa da chiudere entro il 9 luglio, la nuova Pac attesa per il 16, le guerre, persino la revisione dell’accordo di liberalizzazione degli scambi Ue-Ucraina. «L’assemblea era stata immaginata in tempo di pace e tranquillità, e invece rischia di essere sconvolta da tanti temi», dice il presidente della Confagricoltura, Massimiliano Giansanti. Martedì prossimo l’Università Bocconi di Milano ospiterà l’assemblea estiva dell’associazione, che originariamente doveva essere incentrata sul futuro dell’agricoltura: «Volevamo fare una riflessione più alta sulla valorizzazione del capitale umano in agricoltura, sulla professionalizzazione, sul fabbisogno di formazione tecnologica sia per noi stessi che per i nostri collaboratori». E invece l’attualità tiene banco. E i rumors, come li definisce Giansanti, finiscono col prendere il sopravvento.
Cominciamo dai dazi Usa: lei è d’accordo con l’ipotesi di compromesso al 10%?
Io non sono contento per nulla. La Ue è forte e ha tutti gli strumenti per far valere i proprio diritti. Tra Usa e Ue non è l’Europa che deve pagare un dazio del 10%: noi per esempio facciamo grande ricorso alla tecnologia americana e non dobbiamo accettare sempre di dover essere noi gli unici che si ritrovano i dazi. L’Unione europea è una grande potenza economica e politica. Io credo che forza della Ue non sia ancora stata esplorata fino in fondo.
E il Fondo unico per l’agricoltura, che dovrebbe essere presentato dalla Commissione Ue il prossimo 16 luglio: le piace?
I rumors ci dicono che i fondi all’agricoltura saranno meno di quelli attuali, che ci sarà una riduzione dovendo finanziare sia il riarmo per la difesa dei confini, sia il piano di rientro del Recovery plan. Avevamo chiesto almeno di recuperare l’inflazione, sembra non ci sia nemmeno quello. Ci opporremo, protesteremo. Il Copa ha lavorato bene compattando il fronte degli agricoltori europei, abbiamo trovato nel Consiglio Ue e nell’Europarlamento dei partner forti, venti ministri europei dell’Agricoltura si oppongono al fondo unico. In un mondo imperfetto fatto di guerre e di competizione selvaggia, oltre che sleale, l’Europa ripropone un refrain che pensavamo abbandonato con la nuova Commissione: la politica Ue non punta alla produttività e alla competitività ma a una logica redistributiva e senza merito delle risorse, e non aumenta gli investimenti nella sicurezza alimentare. Al contrario, le risorse dell’agricoltura verranno usate per alimentare le armi. Forse scopriremo che il problema non era Timmermans, ma qualcun altro.
Fonte: Il Sole 24 Ore