
Gioco responsabile, la metà dei giovani non conosce i rischi dell’azzardo
La metà dei giovani italiani tra i 18 e i 25 anni è ancora all’oscuro del concetto di “gioco responsabile”, e solo una percentuale esigua adotta strumenti di prevenzione per limitare il rischio legato al gioco d’azzardo. A scattare questa fotografia è la ricerca condotta dall’Unità di Ricerca in Psicologia Economica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e presentata in Senato dalla Fondazione Fair, dedicata all’ascolto, innovazione e ricerca sul gioco responsabile.
Lo studio
Lo studio, intitolato “Gioco responsabile e giovani under 25: motivazioni, contesti e strategie di intervento”, rileva che solo il 51% dei giovani giocatori conosce il concetto di gioco responsabile, e in un caso su tre lo percepisce come inutile o inefficace. Ancora più allarmante è la scarsa adozione di limiti di spesa: solo il 18% imposta soglie precise, a fronte di 1,9 milioni di ragazzi (circa il 41% della popolazione under 25) che hanno scommesso o giocato denaro negli ultimi tre mesi. Per Matteo Caroli, presidente di Fondazione Fair, sottolinea come gli attuali strumenti di tutela non siano sufficientemente visibili o efficaci tra i più giovani, rimarcando l’urgenza di un impegno più forte per diffondere la cultura del gioco responsabile e assicurare trasparenza e protezione ai consumatori.
La rete online
Il gioco online domina con il 52% delle preferenze, apprezzato per la rapidità e la discrezione, ma il gioco in punto vendita conserva un ruolo sociale rilevante, scelto dal 24% per l’occasione di socializzazione. I giovani mostrano un rapporto ambivalente con il denaro, percepito sia come potenziale riscatto economico sia come fonte di adrenalina e rischio.
La risposta del legislatore
La senatrice Elena Murelli, capogruppo della Commissione Affari Sociali del Senato, evidenzia la necessità di ascoltare le nuove generazioni e di definire risposte concrete che prevengano comportamenti rischiosi, lodando l’iniziativa della Fondazione FAIR nella promozione di nuovi standard per contrastare il gioco patologico. Mentre i direttori scientifici della ricerca, Cinzia Castiglioni ed Edoardo Lozza, evidenziano la complessità del fenomeno e la necessità di strategie mirate, che parlino il linguaggio dei ragazzi e coinvolgano gli operatori del settore in una responsabilità condivisa e in un approccio più consapevole.
Fonte: Il Sole 24 Ore