
Giorgetti, la denatalità influenza i saldi di finanza pubblica e il debito pubblico
«La denatalità, l’invecchiamento della popolazione, lo spopolamento territoriale sono problematiche strutturali che il nostro Paese, come tanti altri, deve affrontare, con conseguenze di lungo periodo sulla stabilità finanziaria e lo sviluppo economico. Contrastare il declino demografico è un obiettivo politico che il governo si è posto sin dal suo insediamento, di fronte a una tendenza che va avanti da decenni. L’Italia è interessata da tempo dal declino della natalità e del tasso di fecondità, oltre che da un aumento della speranza di vita. Non è però un problema solo italiano, il declino della natalità si manifesta in gran parte dei Paesi ad alto reddito». Lo ha detto il ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti, nel corso dell’audizione dinanzi alla Commissione parlamentare di inchiesta sugli effetti economici e sociali derivanti dalla transizione demografica in atto.
I rischi per la sostenibilità del debito pubblico
Il ministro ha ricordato che i fattori demografici influenzano i saldi di finanza pubblica e il debito pubblico. Il calo della natalità e l’invecchiamento della popolazione «comportano rischi sulla sostenibilità del debito pubblico. Sulla transizione demografica bisogna considerare che il fattore ’aging’ è importante sulle valutazioni relative alla sostenibilità del debito pubblico. L’invecchiamento della popolazione è considerato negativo in quanto comporta impatti sulla spesa pubblica, per esempio su pensioni e sanità», ha detto il ministro dell’Economia e delle Finanze. Secondo i dati Ue «per effetto delle sfide demografiche il contributo alla crescita dalla forza lavoro sarà negativo dal 2030».
Non è solo una sfida statistica e contabile
Davanti al problema della denatalità «noi abbiamo scelto di non girarci dall’altra parte ma di guardare in faccia realtà e affrontarla con coraggio e determinazione», ha sottolineato il ministro dell’Economia, sottolineando che «lavorando insieme possiamo tentare di invertire la tendenza». La denatalità «non è solo una sfida statistica e contabile, ma umana», ha detto, sottolineando che il governo sta affrontando «questo tema con coraggio responsabilità e visione».
I numeri spietati devono stimolare la nostra azione
Numeri che appaiono «spietati devono stimolare la nostra azione», incalza il ministro, sottolineando che «non partiamo da zero, perché il governo ha già messo in campo» tutta una serie di politiche, che «non sono misure isolate ma un disegno strategico», perché «serve una visione ampia che tenga conto di tutte variabili del caso». «Non possiamo illuderci che bastino pochi anni» per invertire una «tendenza avviata da decenni», ma «noi abbiamo scelto di non girarci dall’altra parte ma di guardare in faccia la realtà e affrontarla con coraggio e determinazione».
Fonte: Il Sole 24 Ore