
Giorgetti: «Livello tassi Bce a nostro avviso ancora rivedibile»
“L’attenuazione delle pressioni inflazionistiche, che scontano in particolare il calo dei prezzi nel settore dell’energia, ha determinato una revisione delle politiche monetarie restrittive adottate in precedenza dalle principali banche centrali, sebbene con modalità tra loro differenziate. Guardando al contesto europeo, a partire dal giugno dello scorso anno, la Bce ha ridotto i tassi guida di due punti percentuali, portando il tasso sulla deposit facility al 2%, un livello grosso modo neutrale ma a nostro avviso ancora rivedibile dato il contesto di bassa crescita, se non di stagnazione, dell’area euro”. Lo ha detto il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti in audizione sul Dpfp.
«Su Pil segnali incoraggianti, ma stime prudenti»
“Il terzo trimestre 2025 ha mostrato segnali incoraggianti: la produzione industriale in ripresa, il fatturato dei servizi in lento recupero, la fiducia stabilizzata e l’occupazione continua a crescere, seppure a un ritmo inferiore. Per la seconda metà dell’anno, le previsioni più aggiornate indicano una lieve accelerazione della crescita congiunturale del Pil. Tuttavia, tenendo conto dell’andamento delle variabili esogene internazionali, la stima di crescita annuale è stata prudenzialmente rivista al ribasso di 0,1 punti percentuali rispetto a quella di aprile, attestandosi ora allo 0,5% (0,6% nella media dei dati trimestrali). D’altra parte, l’esperienza ci ha mostrato che le stime iniziali sono spesso soggette a revisioni e negli ultimi anni sono state sistematicamente riviste al rialzo”.
«Migliora spesa per interessi grazie al minor rischio Paese»
“La spesa per interessi salirà gradualmente, raggiungendo il 4,3% del Pil nel 2028, ma la revisione è meno onerosa rispetto ad aprile grazie al miglioramento del rischio Paese, che riflette il riconoscimento da parte degli operatori di mercato e delle agenzie di rating della prudente politica di bilancio portata avanti negli ultimi anni e della stabilità di governo”, ha sottolineato Giorgetti, aggiungendo che “il differenziale di rendimento con i titoli tedeschi è sceso da circa 210 punti base a fine 2022 agli attuali 80. Per rendere meglio l’idea dell’impatto di questa evoluzione sul bilancio dello Stato, si può analizzare la sensitività del debito ai tassi di interesse, calcolando quanto una riduzione di 100 punti base si traduca in minore spesa per interessi negli anni”, ossia una riduzione pari allo 0,13% del Pil nel primo anno, 0,30% nel secondo e 0,44% nel terzo anno. Un miglioramento che “non libera spazi di bilancio utilizzabili in Manovra, ma, migliorando l’andamento del deficit e rallenta l’accumulazione di debito”.
«Sostenibilità è nostra regola, uso accorto risorse»
Le informazioni contenute nel Dpfp “mostrano la volontà di rispettare il sentiero obiettivo di spesa netta autorizzato dal Consiglio dell’Ue e di uscire rapidamente dalla Procedura per disavanzi eccessivi cui siamo attualmente sottoposti. La sostenibilità della finanza pubblica regola la condotta di questo Esecutivo, nella convinzione che sia necessaria ancor di più in presenza di grande incertezza sulle prospettive macro-economiche future. In tale frangente, solo un uso accorto delle risorse disponibili può consentire di fronteggiare eventuali shock negativi e al contempo proseguire nell’attuazione degli obiettivi prioritari del programma di Governo”.
«Lieve sforamento deficit 2026 solo per spese una tantum»
Terrà conto del disallineamento previsto nel 2026 per l’indicatore di spesa netta ma, alla luce della necessità di finanziare alcuni interventi una tantum, la Manovra netta è sostanzialmente neutrale sul deficit nel 2026 e moderatamente espansiva nel biennio successivo (per circa 3 decimi di Pil). Il lieve peggioramento del deficit nel 2026 potrà essere utilizzato, coerentemente con il quadro di governance europea, solo per spese una tantum. Perciò sarà previsto uno specifico Fondo per fronteggiare gli effetti finanziari derivanti dalle sentenze, dei plessi giurisdizionali nazionali ed europei, nelle quali lo Stato potrebbe risultare soccombente. I margini rispetto agli obiettivi del 2027-2028 saranno utilizzati per finanziare interventi volti ad affrontare le attuali priorità di politica economica”.
Fonte: Il Sole 24 Ore