Giovani e politica, una proposta per misurare l’impatto delle leggi sulle nuove generazioni

Giovani e politica, una proposta per misurare l’impatto delle leggi sulle nuove generazioni

In un’Italia dove il divario tra giovani e politica si fa sempre più profondo, c’è chi lavora per costruire ponti. È questo lo spirito che guida l’associazione 20e30, nata ufficialmente nel gennaio 2023. Una realtà composta da under 35 che punta a riscrivere le regole della partecipazione civica, andando oltre le campagne elettorali per restituire ai giovani un ruolo concreto nella vita democratica.

Valutazione di impatto generazionale

Il punto di svolta dell’associazione arriva con una proposta concreta: potenziare la Valutazione di impatto generazionale (Vig), trasformandola in uno strumento più completo e incisivo. Attualmente la Vig viene utilizzata per valutare in via preventiva gli effetti ambientali e sociali delle normative sulle generazioni più giovani. Tuttavia manca un tassello fondamentale: la valutazione economica.

L’impatto e i criteri economici

«Una legge che genera debito pubblico senza creare valore, grava sulle nuove generazioni. Se invece quel debito finanzia scuole, ospedali, infrastrutture, allora produce un beneficio duraturo. Il parametro economico nella valutazione d’impatto è fondamentale, e noi vogliamo che venga considerata», spiega il segretario dell’associazione Mattia Angeleri. Per questo, in collaborazione con il Consiglio Nazionale dei Giovani, la Fondazione Ries e altre realtà istituzionali, 20e30 si sta adoperando per avanzare un emendamento al disegno di legge n. 1192 (misure per la semplificazione normativa), in discussione proprio in queste settimane al Senato. Il focus è sugli articoli 4 e 5, dove si intende integrare la Vig con criteri economici e istituire un organismo indipendente capace di valutare davvero l’impatto delle leggi sulle nuove generazioni.

Il futuro della Vig: più trasparenza, più partecipazione

Secondo l’associazione, la riforma della Valutazione di impatto generazionale rappresenta uno snodo cruciale. Non solo per assicurare che le leggi non danneggino le nuove generazioni, ma anche per dare loro voce nel processo decisionale. «Non basta una valutazione tecnica scritta in un documento. Serve che le associazioni giovanili possano dire la loro in modo strutturato. Altrimenti, la Vig resta un esercizio di stile, utile sulla carta ma ininfluente nei fatti». In questo senso, si chiede che la Vig venga affidata a un organismo indipendente, con una funzione consultiva aperta alla partecipazione delle realtà giovanili più rappresentative. Solo così, spiega, sarà possibile costruire una politica trasparente, orientata al futuro e fondata sull’equità intergenerazionale. «Oggi le generazioni più giovani pagano il conto di decisioni prese senza considerarli. È tempo di cambiare approccio, e noi siamo qui per questo».

Fonte: Il Sole 24 Ore