Gitlin (Capital Group): «Mercati privati per retail? Sì, ma non a tutti i costi»

Gitlin (Capital Group): «Mercati privati per retail? Sì, ma non a tutti i costi»

«Consentire l’accesso degli investitori individuali ai mercati privati è un aspetto sicuramente positivo, ma va effettuato con calma e soprattutto considerando con molta attenzione il peso che la componente illiquida può avere in un portafoglio». Mike Gitlin non può certo negare quella tendenza ormai in voga nel mondo degli investimenti chiamata «democratizzazione» nei confronti di asset quali private equity, infrastrutture o credito alternativo un tempo regno esclusivo di soggetti istituzionali e fondi pensione. L’avvicinamento non deve però avvenire «a tutti i costi», ma anzi con gradualità e prudenza: caratteristiche che da sempre contraddistinguono l’approccio agli investimenti di Capital Group, il colosso degli investimenti che gestisce patrimoni per 3.200 miliardi di dollari in tutto il mondo e del quale riveste da due anni la carica di presidente e amministratore delegato.

Le (ottime) performance della Borsa

Il suo ragionamento parte dalla semplice constatazione che i mercati pubblici non sono certo da trascurare, a maggior ragione quando si considerano le performance straordinarie che hanno saputo garantire nel lungo termine. «L’indice S&P 500, con dividendi reinvestiti, ha reso in media oltre il 10% annuo negli ultimi trent’anni, mentre la capitalizzazione di mercato complessiva degli Stati Uniti è cresciuta di tredici volte» sottolinea Gitlin, intervistato da Il Sole 24 Ore nei giorni scorsi a Milano: cifre «da non dimenticare» perché dimostrano che gli asset quotati «restano molto efficienti, liquidi e trasparenti, oltre che più economici».

Al tempo stesso la diversificazione nei mercati privati è un elemento irrinunciabile, dato che al giorno d’oggi molte imprese restano più a lungo al di fuori della Borsa, perché l’investimento nelle infrastrutture può offrire flussi stabili nel tempo e molti settori che permettono di cogliere opportunità non sono ancora disponibili sul listino. Tutto però deve avvenire con misura, secondo Gitlin, quando si parla di investitori individuali che «non devono poi ritrovarsi con costi troppo elevati e liquidità insufficiente per gestire le proprie necessità». E se un’esposizione nulla ai private markets «può essere troppo poco, una eccessiva può risultare altrettanto rischiosa» aggiunge il manager, che fissa l’asticella ideale a una quota comunque «inferiore al 10%» dell’intera ricchezza famigliare.

La soluzione ibrida

Perno della strategia di Capital Group in questo ambito è la partnership siglata su scala globale con Kkr per dare vita a un veicolo di investimento ibrido che spazia al 60% nei mercati pubblici e al 40% in quelli privati. Una soluzione in grado di assicurare maggiore liquidità e costi più contenuti rispetto agli strumenti alternativi tradizionali e di rendere così l’approccio più sostenibile anche per i risparmiatori retail. Il prodotto è già disponibile negli Stati Uniti, non ancora in Europa dove restano due principali ostacoli da superare: una regolamentazione più complessa, che rallenta l’autorizzazione e la distribuzione di prodotti innovativi come le soluzioni ibride, e la mancanza di una necessaria educazione finanziaria fra gli investitori.

Fonte: Il Sole 24 Ore