Giubileo degli influencer cattolici, Padre Lucio Ruiz: «La fede abita anche il digitale»

Giubileo degli influencer cattolici, Padre Lucio Ruiz: «La fede abita anche il digitale»

L’intelligenza artificiale è certamente uno strumento, ma non è neutra. Non basta dire “si può usare bene o male”: bisogna vedere come viene costruita. È una realtà creata dall’uomo, quindi può essere buona o cattiva fin dall’origine. Per questo la Chiesa deve essere presente fin da subito: con il pensiero, con la formazione, con le università. Solo così possiamo orientarne lo sviluppo in modo etico e umano. La nostra assenza, al contrario, lascia spazio ad altri valori, non sempre buoni.

La Chiesa sta già utilizzando l’intelligenza artificiale in modo concreto?

La Chiesa è presente da sempre nei processi culturali. Non c’è un progetto “ufficiale”, ma già ci sono professori, studiosi, esperti che lavorano nel campo. Noi siamo nati con la cultura dei media: la Tipografia Vaticana ha oltre 500 anni, la Radio Vaticana è nata con Marconi, il nostro Ufficio Internet risale al 1992, in contemporanea con la nascita del Web. La Chiesa cammina insieme alla storia.

In un contesto digitale dove tutto è frammentato, veloce, condizionato dagli algoritmi, come si può mantenere l’autenticità del messaggio evangelico?

È una bellissima domanda. Il messaggio evangelico non si esaurisce in un post o in un video: questi strumenti offrono una prima scintilla, un incontro, una parola che può toccare il cuore proprio nel momento giusto. Ma non è una missione “compiuta”. È solo l’inizio di un cammino che va sostenuto dalla comunità. La vera evangelizzazione è opera della Chiesa nel suo insieme, non del singolo influencer o sacerdote. Uno accende la scintilla, l’altro ravviva la fiamma. Il digitale serve ad arrivare là dove nessuno arriva, magari nel momento più difficile di una vita, e mettere un seme di speranza.

Fonte: Il Sole 24 Ore