
Gli agricoltori campani contro le pale eoliche e i pannelli solari
I terreni agricoli devono restare terreni agricoli. È questo il messaggio lanciato dalla Cia Campania, preoccupata per la crescita fuori controllo degli impianti fotovoltaici ed eolici nella regione che stanno sottraendo spazio prezioso all’agricoltura e creando difficoltà crescenti anche per gli allevatori. Persino gli Stati Uniti hanno fatto dietro front, sostiene l’associazione: «Negli Usa – spiega il commissario regionale della Cia, Carmine Fusco – hanno finalmente capito che la terra destinata a produrre cibo non può essere sacrificata per produrre energia. Il Dipartimento dell’Agricoltura Usa ha così deciso di non finanziare più gli impianti solari a terra sui campi agricoli produttivi».
La Cia snocciola i dati: solo nello Stato del Tennessee, negli ultimi trent’anni, sono stati persi 1,2 milioni di acri di terreni agricoli e nei prossimi anni se ne perderanno altri 2 milioni. A livello nazionale, invece, dal 2012 la superficie agricola occupata da pannelli solari negli Stati Uniti è cresciuta del 50%. «Se non interveniamo subito – dice Fusco – rischiamo di trovarci nella stessa situazione. In Italia negli ultimi decenni abbiamo già perso circa 2 milioni di ettari di superficie agricola a causa di urbanizzazione e riconversioni improprie». In Campania in particolare, secondo l’Ispra, ogni anno spariscono centinaia di ettari di campi fertili, soprattutto nelle aree della pianura campana e dell’alto Casertano, dove si concentrano i progetti industriali ed energetici.
«La Campania – sottolinea Fusco – è una delle regioni più fertili d’Europa. Qui produciamo grano, frutta, ortaggi, vino, olio, latte. Ogni ettaro sottratto all’agricoltura non è solo un danno economico, ma una perdita di sovranità alimentare e di futuro. Se oggi un giovane vuole avviare un’impresa agricola, la prima difficoltà che incontra è trovare la terra. E se i terreni vengono occupati da pannelli solari a terra, l’accesso sarà ancora più difficile e costoso».
Non sono solo i terreni coltivabili a essere a rischio, anche gli allevamenti subiscono l’espansione delle rinnovabili: «Le pale eoliche – spiega ancora Fusco – creano rumori e vibrazioni che, secondo diversi studi, possono disturbare gli animali da allevamento, in particolare quelli da latte. Bovini stressati producono meno e peggiore latte». La Cia Campania, però, non si dice contraria alle energie rinnovabili, «ma serve una pianificazione intelligente – dice il dirigente regionale – gli impianti fotovoltaici ed eolici vanno collocati dove non c’è conflitto con l’agricoltura: sui tetti di capannoni e stalle, su edifici pubblici e privati, nelle aree industriali dismesse, nelle cave abbandonate e nei terreni marginali non coltivabili. La scelta è politica e strategica, il vero errore sarebbe lasciarsi guidare dalle speculazioni: grandi aziende energetiche che pagano per occupare i campi, promettendo rendite immediate ai proprietari, ma sottraendo alla collettività la capacità di produrre cibo».
Fonte: Il Sole 24 Ore