Gli enzimi alleati per risanare l’ambiente

Gli enzimi alleati per risanare l’ambiente

Gli intervento di bonifica

Tre miliardi di euro è l’attuale mercato delle bonifiche ambientali in Italia (secondo Remtech expo 2024) con forti stime di crescita nei prossimi anni visti i siti da decontaminare come fa notare Tatiana Stella, una laurea in Biocatalisi Applicata e un dottorato di ricerca in Scienze Ambientali conseguito all’estero, cofondatrice di M3r di cui è amministratrice unica. La stessa che sta lavorando sulla decontaminazione di un sito a Milano: conosciuto come la Foresta della Goccia.

«Cromatura di metalli, trattamento di pellame o dell’industria tessile, lavorazione di tessuti e legno, produzione di coloranti e pigmenti: molta l’industria italiana che non può più fare a meno di un biotecnologo industriale capace di ridurre l’impronta ambientale e raggiungere adeguatamente almeno lo Scope 1 – riprende la docente della Bicocca che da manuale spiega come – enzimi quali le laccasi e le perossidasi di origine microbica o vegetale sono usati per la decontaminazione e purificazione di suolo e acque reflue da sostanze cancerogene aromatiche, da idrocarburi aromatici policiclici (Pah) e da coloranti di origine sintetica». E poi ancora enzimi mangia plastica e microplastica che «potrebbe essere digerita da Pet-idrolasi».

Soluzioni basate sulla natura

A ogni problema la giusta soluzione, dunque partendo proprio dalle natural based solution. Cosimo Masini è il ceo di Dnd Biotech di Pisa e anche per lui l’approccio è quello di «mirare a potenziare quello che la natura già offre, individuando i migliori candidati per rimuovere un certo contaminante, e ingegnerizzando soluzioni e processi per ottimizzare l’uso dei preparati».

Masini fa un esempio: «In un recente progetto all’estero, su due milioni di metri cubi di acqua contaminata, abbiamo applicato un trattamento di biorisanamento volto all’eliminazione di ammonio, nitrati e coliformi totali in acque sotterranee contaminate a seguito di trattamento non idoneo di acque reflue. La strategia ha previsto il potenziamento dei processi microbici del ciclo dell’azoto per rimuovere ammoniaca e nitrati, e l’introduzione di una specie predatrice per eliminare i coliformi». Una volta selezionate le specie microbiche più adatte, sono state aggiunte colture batteriche predatrice di coliformi. «Per il progetto pilota e per il full scale abbiamo previsto l’utilizzo della nostra tecnologia di Bio-flushing, che prevede il recircolo delle nostre formulazioni biologiche in suoli saturi e non saturi e acque di falda, per migliorare e accelerare la degradazione dei contaminanti».

In realtà, anche noi tutti i giorni usiamo gli enzimi senza saperlo: “Le idrolasi – ci indica Cipolla ricordando che sono sette le classi di enzimi secondo la classificazione Enzyme Commission number -catalizzano reazioni di scissione mediate da acqua e trovano largo impiego, per esempio, nelle industrie dei detergenti».

Fonte: Il Sole 24 Ore