
Gli svantaggiati del mondo reale
Vittoria e quell’algoritmo che le ha cambiato la vita proprio nel giorno del suo quarantesimo compleanno. Una festa trasformata in un incubo da cui è molto complicato e difficile uscire. È il mondo reale che cambia molto velocemente, dove le persone «sono diventate numeri» e dove le «meno performanti», sono fuori dalla giostra. È un viaggio in questo universo «precario», al di là di un contratto di lavoro, quello che Giuliana Sias, giornalista di 43 anni nata a Cuglieri ma con esperienze tra Bologna, Milano e Roma racconta nel suo romanzo I senzalavoro (Edizioni il Maestrale, 240 pagine, 20 euro) in libreria dal 23 luglio.
Il mondo reale
Nella vita di Vittoria, ma la protagonista potrebbe chiamarsi anche con un altro nome, c’è il mondo reale dove tutti i personaggi che incontra entrano a far parte della sua quotidianità. Lei dopo quel messaggio maledetto, «non sapendo più come riempire le sue giornate, inizia a pedinare persone incontrate casualmente per strada» e diventa «una loro follower nel mondo reale».
«Ognuno di noi – dice Giuliana Sias – al di là del contratto, è un “senzalavoro”. E non è il contratto che fa la differenza, è proprio il sistema sociale che non c’è più». Nel suo viaggio Giuliana Sias racconta i tabù che, in parte sono stati sconfitti, ma anche gli altri che sono sorti. «Quando si parla di lavoro, non c’è solo Vittoria, ma con Vittoria ce ne sono altre – aggiunge -. Purtroppo non si va oltre il caso singolo, eppure c’è un intero sistema che va male e in cui le persone stanno sempre peggio».
In questo viaggio, romanzo psicologico come lo descrive Giuliana, il taglio giornalistico non manca e il racconto è quello di una cronaca che, seppure romanzata, è lo specchio della realtà. «In questi anni si è perso il senso dei diritti sociali – aggiunge -. Si è parlato tanto dei diritti civili, e questo è sicuramente un bene ed è positivo, ma si sono sacrificati gli altri che hanno tenuto e dovrebbero tenere in piedi le esistenze». Il salvagente per chi resta indietro e deve fare i conti con l’inaspettato. «Se ti ammali e sei a lavoro, cerchi di nascondere la tua malattia perché hai paura che la condizione sia un elemento di svantaggio – dice – . E pensi, proprio perché i diritti sociali non sono più motivo di impegno, che possano cacciarti perché avendo una condizione svantaggiata sei poco performante».
Il segno dei tempi, di un «mondo che corre a mille» e dove «l’umanità non esiste quasi più». Un mondo in cui può capitare, anche, che un algoritmo possa licenziarti, proprio il giorno del tuo quarantesimo compleanno con un whatsapp.
Fonte: Il Sole 24 Ore