Golden Power, per UniCredit niente stop ai pagamenti in Russia

Golden Power, per UniCredit niente stop ai pagamenti in Russia

Le prescrizioni del Golden Power non bloccheranno a metà gennaio tutti i pagamenti di UniCredit alle circa 270 imprese che operano nella Federazione Russa appoggiandosi all’istituto di credito. E il parametro che impone di mantenere per cinque anni il rapporto attuale fra depositi e prestiti praticati in Italia nella futura realtà figlia della fusione con Bpm non costruisce una griglia puntuale su singoli titoli o filoni di investimento, ma un vincolo generale a cui informare la programmazione.

Le risposte

Suonano così i contenuti chiave delle risposte fornite dal ministero dell’Economia a Piazza Gae Aulenti nel monitoraggio sul Golden Power che sta animando la battaglia fra la banca guidata da Andrea Orcel e il Mef. Battaglia che è anche legale, per cui gli stessi concetti tornano in forma dettagliata nelle controdeduzioni del ministero al Tar, a cui UniCredit si è rivolta per contestare la legittimità delle richieste governative.

Il nuovo passaggio era stato annunciato da Giancarlo Giorgetti mercoledì scorso. «Il Golden Power prevede una procedura di monitoraggio, che è stata avviata – aveva detto il ministro dell’Economia – e daremo le nostre risposte in questo ambito». Il Dpcm approvato il 18 aprile scorso, insomma, non cambia, come tornano a sottolineare da Via XX Settembre. Ma nell’ottica ribadita nel documento dal dipartimento Economia del Mef, la prassi lascia aperti spazi interpretativi, che possono essere percorsi nel confronto con i diretti interessati.

Nelle risposte viene «confermata la piena legittimità e la possibilità di realizzazione concreta» dei parametri fissati dal decreto, sottolinea il ministero in una nota, ma si ricorda anche «la possibilità da parte dell’Istituto bancario di comunicare e comprovare le circostanze che non consentono, nel caso concreto, l’adempimento delle singole prescrizioni, da leggere alla luce dei principi di leale collaborazione e buona fede».

Fonte: Il Sole 24 Ore