
Google accusata da Rolling Stone per i riassunti basati sull’intelligenza artificiale: «uccide i click e gli editori»
L’intelligenza artificiale è di nuovo sotto accusa per violazione di diritti d’autore. Dalla nascita dei modelli linguistici di grandi dimensioni (LLM) a oggi, sono numerose le cause intentate dagli editori contro i colossi dell’AI generativa, accusati di usare articoli e libri per addestrare i propri sistemi. Dal New York Times ad altri grandi gruppi editoriali, la lista è lunga. L’ultima Big Tech finita nel mirino è Google, accusata di utilizzare in modo illecito i contenuti degli editori per alimentare le AI Overviews, i riassunti che compaiono in cima ai risultati di ricerca. Contenuti che, secondo gli editori, stanno danneggiando la loro attività.L’intelligenza artificiale è di nuovo sotto accusa per violazione di diritti d’autore. Dalla nascita dei modelli linguistici di grandi dimensioni (LLM) a oggi, sono numerose le cause intentate dagli editori contro i colossi dell’AI generativa, accusati di usare articoli e libri per addestrare i propri sistemi. Dal New York Times ad altri grandi gruppi editoriali, la lista è lunga. L’ultima Big Tech finita nel mirino è Google, accusata di utilizzare in modo illecito i contenuti degli editori per alimentare le AI Overviews, i riassunti che compaiono in cima ai risultati di ricerca. Contenuti che, secondo gli editori, stanno danneggiando la loro attività.
A intentare la causa è Penske Media Corporation (PMC), proprietaria di testate come Rolling Stone, Billboard, Variety, Hollywood Reporter, Deadline, Vibe e Artforum. È la prima azione legale che colpisce direttamente Google e la sua società madre Alphabet per l’uso di riepiloghi generati dall’intelligenza artificiale nei risultati di ricerca.
PMC accusa Google di sfruttare la propria posizione dominante per costringere l’editore a consentire la ripubblicazione dei contenuti all’interno delle AI Overviews, usando quel materiale anche per addestrare i propri modelli. In pratica, sostiene l’azione legale, gli editori sono messi davanti a un ricatto: accettare che i contenuti vengano usati da Google o rinunciare all’indicizzazione nei risultati di ricerca, con conseguenze “devastanti” per la loro visibilità online. Questo come diretta conseguenza dei sommari Ai di Google, che riducono drasticamente l’incentivo a cliccare sugli articoli originali, “penalizzando il traffico verso i siti e generando profitti illeciti con il lavoro dei giornalisti”.
La denuncia sottolinea che PMC avrebbe già registrato “un calo significativo dei clic provenienti da Google da quando le panoramiche basate sull’intelligenza artificiale sono state implementate”. I numeri parlerebbero: circa il 20% delle ricerche Google che rimandano ai siti di PMC ora mostrano AI Overviews, mentre i ricavi da affiliazione dell’editore sono calati di oltre un terzo entro la fine del 2024.
Un trend che non coinvolge solo PMC: diversi report indipendenti sostengono che un numero crescente di ricerche finisca senza clic verso fonti esterne, perché l’utente trova la risposta direttamente nel snippet o nell’overview. Un recente studio di Ahrefs su 300.000 parole chiave mostra che gli AI Overviews riducono i click-through rate del 34,5% per i siti in prima posizione, con alcuni settori come moda, viaggi e cucina che hanno registrato significativi cali di traffico, addirittura fino al 70%.
Fonte: Il Sole 24 Ore