Google Maps, 20 anni fa la grande rivoluzione per l’auto

Google Maps, 20 anni fa la grande rivoluzione per l’auto

Vent’anni fa iniziò una rivoluzione epocale per la mobilità e l’automobile. Ai primi di febbraio del 2005, Google lancia Google Maps. Fruibile solo su desktop, permetteva di stampare un percorso per andare dal punto A al punto B. Poca roba rispetto ai navigatori Gps presenti a bordo della auto o a quelli portatili, come i modelli di TomTom e Garmin che, da qualche anno, stavano iniziando a diffondersi.

Google parte lenta, ma procede inesorabilmente. Conquista spazi e tecnologie fino ad arrivare dove è oggi con un dominio assoluto della mappe sugli smartphone e in macchina tramite il suo Android Auto, o Apple CarPlay oppure con le mappe di bordo delle migliori autovetture. Infatti, nel 2007 ci fu il primo passo dirompente: Google lanciò la versione per dispositivi mobili con sistema operativo Blackberry, Palm, Windows Ce/Mobile. Un piccolo passo, ma la guerra delle mappe era solo agli inizi con un intreccio tra cellullari e autovetture. Due anni dopo, Google si adegua a quello che gli altri, TomTom e Garmin in testa, facevano da tempo: la navigazione turn by turn, svolta dopo svolta con indicazioni vocali. Ma nel 2009 il mondo mobile stava cambiando: l’iPhone di Apple e Android conquistavano quote. E la mossa di Google fu di quelle che diedero la mazzata alla Nokia sempre più in difficoltà. Big G introdusse mappe realizzate in casa, quelle che diventeranno il riferimento assoluto con buona pace dei competitori storici come TeleAtlas e Navteq. Iniziarono a vedersi smartphone appesi ai parabrezza con le ventose e partì la competizione con i Pnd di TomTom, Garmin e di altre marche.

Il motivo del successo è presto detto: lo smartphone entrava nelle tasche di tutti e l’iPhone fino al 2012 userà le mappe di Google. Che la navigazione fosse il futuro era palese anche al ceo di Nokia dell’epoca, Olli-Pekka Kallasvuo, che decise di comprare, a fine 2007, Navteq per la astronomica cifra di 8.2 miliardi di dollari. Nokia era il leader dei cellulari, ma il predominio nel volgere di pochi anni sarebbe finito. Apple iPhone e Android di Google, spinta da Samsung in primis, conquistarono il mercato.

Il resto è la storia recente della commistione tra auto e smartphone. Forte del dominio sulle mappe, Google buttò fuori dal mercato produttori di device Gps portatili, che in breve fecero la fine dell’autoradio sottobraccio dell’Italiano di Toto Cotugno. Google prosegui con l’ariete di Android Auto, il sistema di mirroring per smartphone. La californiana si innesta nell’auto dopo aver fallito nella guida autonomia, con anni di hype e di storytelling. ma conquista lo schermo di bordo.

Dilaga in questi ultimi anni con il sistema operativo Android Automotive che rischia, in assenza di personalizzazioni software, di diventare l’interfaccia unica di gran parte dei modelli. E lo si vede ad esempio sulle Renault più recenti, o sulle Volvo di ultima generazione, con Google Maps (e lo store delle app) al centro metaforicamente della plancia. In definitiva le mappe di Google sono diventate il cardine della mobilità, anche in vetture come Tesla che hanno sistema operativi proprietari, o con modelli, Audi ad esempio che usano Android Automotive, senza servizi di Google, ma con le mappe di Big G installate. Stellantis, invece, utilizza pur con Android Automotive, la navigazione di TomTom, scelta che non piace perché manca il link intimo tra smartphone automobile intesa come estensione della vita digitale. Ma non sono tutte rose: Google Maps, soprattutto con gli ultimi aggiornamenti, è peggiorato nella grafica, nelle indicazioni e nelle voci di navigazione (sgradevoli a dire poco), mentre Android Auto accumula bug su bug rendendo difficile la vita a chi magari ha uno smartphone nuovo di zecca. E Google ha ora di fronte la minaccia delle AI, Chat Gpt in testa, che salgono a bordo delle auto di ultima generazione.

Fonte: Il Sole 24 Ore