Grandi ustioni, cure d’avanguardia in pochi Paesi Ue: gli altri restano indietro
Il ministro Rogobete sostiene che, una volta completati, la Romania potrà “ridurre del 95%” i trasferimenti di pazienti all’estero. Ma anche in questo caso gli esperti restano cauti. Monica Althamer, ex sottosegretaria alla Sanità e una delle voci più ascoltate tra i sopravvissuti del Colectiv, ha detto che “la Romania non avrà mai abbastanza posti letto per il numero di ustionati che produce ogni anno”. Per Althamer, il problema non è solo infrastrutturale: “Bisogna investire in prevenzione, educazione pubblica e formazione dei medici. Ogni anno abbiamo casi di adolescenti folgorati sui treni per una foto o un video. È un fallimento culturale, non solo sanitario”.
Un’Europa a due velocità
Se si guarda oltre i confini romeni, il contrasto è evidente. In Austria, il principale centro per grandi ustioni si trova all’ospedale generale di Vienna (AKH), una delle strutture più avanzate d’Europa. Qui, una unità di terapia intensiva con sei posti letto è dedicata esclusivamente ai pazienti ustionati gravi, e il Paese dispone di una rete di reparti specializzati anche a Graz e Innsbruck. Non si registrano casi di pazienti austriaci trasferiti all’estero; al contrario, l’Austria accoglie pazienti di altri Paesi, come è avvenuto dopo l’incendio di Skopje nel marzo 2025, quando sei feriti sono stati curati tra Vienna e Graz.
In Croazia, la situazione è simile. I casi più gravi vengono trattati a Zagabria, nell’ospedale KBC Sestre milosrdnice, dove è attiva una banca dei tessuti in grado di coltivare pelle umana, una risorsa unica nei Balcani. L’esperienza deriva dalla tragedia di Kornati del 2007, in cui morirono dodici vigili del fuoco. Anche i bambini con ustioni gravi vengono curati a livello nazionale, in reparti pediatrici altamente specializzati.
La Bulgaria dispone invece di un centro di riferimento a Sofia, nel complesso ospedaliero “Pirogov”, che tratta oltre 3 mila pazienti l’anno. Il reparto comprende 30 letti per adulti, 15 per bambini, sale operatorie dedicate e un’équipe multidisciplinare di 127 persone. Anche in questo caso, le ustioni più gravi restano nel Paese e vengono gestite internamente; anzi, la Bulgaria ha accolto diversi feriti dall’incendio di Kochani, in Macedonia del Nord. Secondo la professoressa Maya Argirova, direttrice del reparto, “nelle ustioni che coinvolgono oltre il 20–30% del corpo, quasi tutti i pazienti sviluppano infezioni batteriche, ma l’uso di antisettici moderni e medicazioni a base d’argento riduce i rischi e il dolore”.
In Italia, la rete è tra le più complete d’Europa: diciassette ospedali regionali ospitano unità dedicate, con un totale di 162 posti letto — 149 per adulti e 13 per bambini. Le strutture sono distribuite uniformemente da Torino a Palermo, e il tasso di mortalità per ustioni gravi si ferma al 5,3%. Non si segnalano scandali legati a infezioni nosocomiali e, in caso di emergenze, le strutture italiane hanno accolto anche pazienti stranieri, come ucraini e albanesi. Tuttavia, la Società Italiana Ustioni (SIUST) ha avvertito che, in caso di incidente di massa con 35 ustionati gravi, sarebbero immediatamente disponibili solo sei posti in terapia intensiva in tutta Italia: il sistema funziona, ma resta fragile di fronte a catastrofi di larga scala.
Fonte: Il Sole 24 Ore