
Green deal, nell’intesa sui dazi quattro assist alle aziende Usa
Tra proroghe e semplificazioni preannunciate nel pacchetto “Omnibus” l’Europa ha iniziato un po’ alla volta ad alleggerire il macigno del Green deal sulle sue aziende. Quest’ultime però ora rischiano di giocare un po’ meno alle pari con le imprese statunitensi che operano nel nostro continente, per effetto degli impegni condivisi dalle amministrazioni di Bruxelles e Washington nella dichiarazione congiunta sui dazi.
La dichiarazione congiunta
Mentre gran parte delle attenzioni era concentrata sulla percentuale finale delle tariffe doganali e sulle possibili e poi mancate esenzioni (in primis per vino, acciaio e alluminio), le parti sancivano ai punti 10, 11 e 12 della Joint statement resa pubblica la scorsa settimana una certa dose di flessibilità a favore delle imprese Usa interessate dalle direttive sulla sostenibilità Csrd (Corporate sustainability reporting directive) e Csddd (Corporate sustainability due diligence directive), dal regolamento Cbam (Carbon border adjustment mechanism) e dal regolamento sulla deforestazione. Se è vero che l’impatto di queste regole si prospetta comunque, in via generale, più leggero rispetto all’impianto iniziale, per effetto della presa di distanza della nuova presidenza von der Leyen dall’ortodossia ambientale che le aveva ispirate, l’ipotesi di un doppio binario potrebbe ora rappresentare uno svantaggio competitivo per le aziende europee.
I punti centrali per il Green deal
Vediamo nel dettaglio i principi inseriti nella dichiarazione in riferimento ad imprese statunitensi che operano in Europa.
Il primo, al punto 10, riguarda il regolamento sulla deforestazione che prevede obblighi di due diligence per le imprese allo scopo di garantire che determinate materie prime e prodotti venduti nella Ue o esportati dalla Ue non comportino deforestazione o degrado forestale. L’Europa ne ha già rinviato di un anno l’applicazione, al 30 dicembre 2025 per grandi operatori e commercianti e al 30 giugno 2026 per microimprese e piccole imprese. La dichiarazione congiunta recita: «Riconoscendo che la produzione delle merci in questione nel territorio degli Stati Uniti rappresenta un rischio trascurabile per la deforestazione globale, l’Unione europea si impegna a lavorare per rispondere alle preoccupazioni dei produttori e degli esportatori statunitensi in merito al regolamento Ue sulla deforestazione, al fine di evitare un impatto eccessivo sul commercio tra Stati Uniti e Ue».
Il punto 11 riguarda invece il Cbam, un meccanismo che punta a equiparare il prezzo del carbonio applicato nel mercato interno della Ue e quello applicato alle importazioni. Introducendo di fatto una forma di tassazione sull’importazione di energia elettrica e di cemento, concimi, ghisa, ferro, acciaio, alluminio e idrogeno dai Paesi extra Ue. Nel pacchetto “Omnibus” la Commissione europea, anche su spinta dell’Italia che insieme ad altri Stati europei aveva evidenziato eccessiva rigidità, ha proposto di alleggerire gli oneri in capo alle Pmi. Ora, nel documento condiviso con Bruxelles, gli Usa hanno ottenuto che si vada oltre: «Prendendo atto delle preoccupazioni degli Stati Uniti in merito al trattamento delle piccole e medie imprese statunitensi nell’ambito del Carbon Border Adjustment Mechanism (Cbam), la Commissione europea, oltre all’aumento recentemente concordato dell’eccezione de minimis, si impegna a lavorare per fornire ulteriore flessibilità nell’attuazione del Cbam».
Fonte: Il Sole 24 Ore