Guerre, dazi, incertezza: così la geopolitica irrompe nella vita dell’impresa

Guerre, dazi, incertezza: così la geopolitica irrompe nella vita dell’impresa

Non l’energia. E neppure le materie prime oppure la recessione tedesca. L’impatto maggiore per le impresa è altrove, nell’incertezza globale. Così come al primo posto in termini di impatto sulle strategie non vi è l’ambiente o le nuove tecnologie ma lo scenario geopolitico. E’ il risultato – non scontato – dell’analisi sull’internazionalizzazione realizzata da Confindustria Lombardia. Rapporto realizzato in collaborazione con Sace e Ispi, con il coordinamento scientifico del Centro Studi di Assolombarda e il coinvolgimento delle altre associazioni territoriali di Confindustria Lombardia, determinanti per ingaggiare il campione analizzato, forte di oltre mille imprese.

Tema cruciale quello della spinta internazionale, per un export che viene effettuato dal 95% delle aziende esaminate, che sviluppano in media oltreconfine il 44,7% dei ricavi, livello che salirà ancora nelle previsioni 2025. Presenza ampia, che vede in media 21 paesi serviti (13 per le microimprese, 38 per le “big”) con il primo sbocco, spesso la Germania, a valere poco meno del 23%.

Se l’Europa resta la scelta prioritaria per vendere, subito dopo Berlino e Parigi ci sono gli Stati Uniti, che invece guardando ai prossimi anni salgono al primo posto in termini di mercato “prospect” più significativo, davanti a Germania, India ed Emirati Arabi.

Gli effetti delle crisi recenti sono visibili nelle scelte adottate per la supply chain, con oltre il 14% di imprese lombarde che ha sostituito uno o più fornitori esteri, quota che si aggiunge al 15,6% che lo aveva fatto nel precedente biennio. Dunque, quasi un terzo delle imprese è andata in questa direzione e un altro 7% pensa di farlo in futuro. Nella maggior parte dei casi la logica prevalente è però quella del costo (61%) mentre la minore rischiosità come molla decisionale è indicata da un’azienda su cinque.

Fonte: Il Sole 24 Ore