Harvard, il discorso integrale del rettore ai giovani laureati. Una lezione a Trump

Harvard, il discorso integrale del rettore ai giovani laureati. Una lezione a Trump

Da tutto il mondo, come dovrebbe essere.

Questa mattina non vi vedo come gruppi di laureati divisi per facoltà ma come un’unica Harvard – una comunità legata dalla comune causa di ricercare la conoscenza, di acquisire saggezza e di servire la società – una comunità composta da individui straordinari che colgono le opportunità piuttosto che riposare sugli allori. Ci riuniamo oggi per riconoscere i vostri risultati e per celebrare la vostra eccellenza.

Qui, tra colleghi e mentori cari, docenti e personale illustri e dedicati, avete imparato a considerare la curiosità una condizione in cui vivere, sempre aperta alla possibilità sempre presente di crescita personale.

Vi imploro di tenere fede a questa lezione anche dopo avervi conferito oggi le lauree. Il mondo così com’è ci tenta con il richiamo di quello che si potrebbe generosamente chiamare il pensiero comodo, un’abitudine mentale che ci convince prontamente dei meriti dei nostri assunti, della veridicità delle nostre argomentazioni e della solidità delle nostre opinioni, posizioni e prospettive, tanto da cercare informazioni che le confermino e da screditare le prove che le confutano.

Anche se molti non vorrebbero ammetterlo, la certezza assoluta e l’ignoranza volontaria sono due facce della stessa medaglia, una medaglia che non ha valore ma costa oltremodo. La falsa convinzione sottrae il vero potenziale. Concentrati a soddisfare un profondo desiderio di avere ragione, possiamo perdere con buona volontà ciò che spesso si guadagna sbagliando – umiltà, empatia, generosità, intuizione – perdendo opportunità di espandere il nostro pensiero e di cambiare idea nel processo.

Fonte: Il Sole 24 Ore