I Green Bond e quello sconto (inatteso): -20% all’emissione con gli acquisti Bce

Una spinta significativa al mercato dei green bond, ma anche uno stimolo per le imprese che vi hanno fatto ricorso negli ultimi anni a migliorare il proprio profilo di sostenibilità. Non erano nati certo con l’obiettivo di favorire le iniziative a scopo ambientale i piani di riacquisto condotti negli ultimi anni dalla Bce, né dichiaravano preferenze esplicite per simili categorie di titoli, ma all’atto pratico hanno esercitato su di loro un impatto favorevole tutt’altro che indifferente ed esercitato quindi un ruolo attivo nel processo in atto verso la transizione verde.

L’analisi BankItalia

A confermarlo è lo studio Unconventional green appena pubblicato dalla Banca d’Italia all’interno dei propri Temi di discussione, che si concentra in particolare sul piano pandemico Pepp (Pandemic emergency purchase programme) e arriva a quantificare fino a oltre mezzo punto percentuale, circa il 20%, il cosiddetto greenium, lo sconto ottenuto sul costo all’emissione per i green bond idonei al programma rispetto a quelli ordinari. L’analisi, curata da Andrea Zaghini, mette a confronto i rendimenti offerti dai titoli sul mercato primario nei nove mesi successivi all’annuncio del Pepp con il corrispettivo periodo precedente e si articola su piani differenti, distinguendo cioè fra strumenti obbligazionari che potevano essere acquistati dalla Bce (verdi o tradizionali) e quelli non ammissibili a far parte del piano stesso.

Effetto sostituzione

La prima evidenza dello studio è che in senso generale non vi sono differenze significative fra i bond per il semplice fatto di poter entrare a far parte dei programmi dell’Eurotower o meno. Questo fenomeno, soltanto in apparenza controindicativo, è il realtà dovuto principalmente a un ribilanciamento dei portafogli da parte degli investitori che, spostandosi su titoli simili a quelli idonei al Pepp, determinano verso di loro un significativo incremento di domanda in grado di pareggiare l’attività della Bce a vantaggio dei primi. «L’idea è che i grandi acquisti da parte della banca centrale – spiega Zaghini – siano in grado di allontanare gli investitori dalle obbligazioni che sono obiettivo del piano verso titoli simili che non lo sono, coinvolgendo così diversi segmenti di mercato».

I vantaggi dei green

Lo scarto è tuttavia pronto a riapparire nel momento in cui si analizzano in modo specifico le emissioni green. Tali strumenti risultano infatti più difficilmente sostituibili da parte dei potenziali sottoscrittori, e in caso di ammissibilità ai piani di politica monetaria sono quindi in grado di ottenere un premio rispetto agli altri titoli tradizionali sempre acquistabili dalla Bce che lo studio targato Banca d’Italia stima attorno ai 39 punti base nei nove mesi successivi all’annuncio. Se a questo si aggiunge poi un effetto favorevole di 22,5 punti base che l’insieme delle obbligazioni verdi non idonee ha registrato nello stesso periodo si arriva a stimare, considerando al tempo stesso anche l’andamento dell’insieme dei bond dotati di requisiti, un impatto complessivo del Pepp di 51 punti base, che equivale appunto a quasi il 20% del costo di emissione medio pari in quel momento al 2,72 per cento.



Fonte: Il Sole 24 Ore